Cari
amici
Per
il terzo anno consecutivo, si è svolto a Firenze il convegno sull’identità
dell’architettura italiana, organizzato da un gruppo di docenti della facoltà
fiorentina che ha monopolizzato il dipartimento di progettazione
architettonica.
Lo
scorso anno ho tentato di smontare l’anacronistico tema dell’identità
architettonica nazionale con lo scritto “Malattia italiana dell’identità”;
quest’anno è servito uno sforzo ulteriore, che si è concretizzato in una
mini-rivista. Si tratta di un pieghevole (ottenuto da un foglio in formato A3
ripiegato in quattro parti) intitolato INTER-FERENZE, per le ragioni che
troverete nella presentazione-editoriale sotto riportata. Questo numero zero di
inter-ferenze è dedicato prevalentemente alla distruzione dell’identità architettonica
nazionale e sarà a disposizione durante lo svolgimento del convegno.
La rivista è gratuita e stampata con spese minime; sarà a disposizione di tutti presso le varie sedi della facoltà di architettura di Firenze (e in più facoltà italiane), presso il caffè storico Le Giubbe Rosse e la libreria Edison di Firenze. Naturalmente sarà inviata a chi ne farà richiesta.
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INTER-FERENZE N.00
indice
Inter-ferenze
a Firenze
Non
c’è due senza tre
Malattia
italiana dell’identità
“Tortuosità”
di Giancarlo De Carlo
La
scala dell’abitare
Architettura:
grado zero?
Tradizione
e identità
Una
vecchia lettera di Ralph Erskine
di
Giovanni Bartolozzi
Questo mini-mensile che si inaugura oggi con il
numero zero, nasce per la facoltà di architettura di Firenze e sarebbe
impensabile al di fuori di essa. Non si tratta di una rivista della facoltà, ma semplicemente per la facoltà
di architettura. Esistono oggi troppi contenitori d’informazione cartacei e
digitali. Non ci interessa l’informazione ma lo scambio critico volto alla
costruzione di un dibattito interno che coinvolga, stimoli, ecciti gli studenti
e di cui da anni si sente il bisogno dentro la facoltà.
Si tratta inoltre di un mini-mensile che non ha l’ambizione di essere eterno come la stragrande maggioranza delle riviste commercializzate. Si propone invece di morire presto, ma dopo aver proposto delle alternative, dopo aver fornito delle indicazioni, delle direzioni, degli arricchimenti o delle provocazioni. Un’iniziativa di passaggio insomma, che cerca d’incidere, di lasciare un segno nel caos dell’indifferenza in cui siamo immersi.
Il nome inter-ferenze è solo in apparenza un
banale gioco di parole, sicché il vero significato va rintracciato nelle
potenzialità che la parola interferenze esprime in architettura e, più in
generale, nel vasto campo delle discipline artistiche (cui cercheremo di dare
spazio dentro il ristretto formato che si siamo imposti). L’interferenza è il
fenomeno fisico prodotto dall’incontro e dalla sovrapposizione di due o più
vibrazioni in un punto dello spazio. In quest’ampia accezione può essere
traslato in architettura per assumere valenze sociali, spaziali, strutturali e
formali. La città non’è altro che un campo esteso d’interferenze in continuo
divenire; le piazze e i luoghi di ritrovo pubblico materializzano l’incontro e
la sovrapposizione dei flussi generati da due o più edifici. Il fenomeno è
indipendente dalla scala e dunque rintracciabile perfino dentro un’abitazione
unifamiliare. Ma il temine assume anche risvolti astratti e informi che
risiedono sul livello delle idee e si sostanzia, soprattutto, per il carattere
e il senso di disturbo che esso comporta. L’interferenza è anche qualcosa che
perturba, che infastidisce, che s’intromette. Nel conformismo che sommerge la
nostra facoltà e la città di Firenze, la critica disturba. Per questo inter-ferenze
si pone come punto d’incontro e sovrapposizione d’idee e conoscenze, ma ancor
prima come strumento critico anticonformista.
Non c’è due senza tre
Dal momento che l’identità perde i suoi ancoraggi
sociali che la fanno apparire “naturale”, predeterminata e non negoziabile,
l’”identificazione” diventa sempre più importante per quegli individui che
cercano disperatamente un “noi” di cui entrare a far parte.
Zygmund Bauman
Dopo il secondo, ecco il terzo, solito convegno
sull’identità dell’architettura italiana. Stesso tema anacronistico, stessi
ospiti, stessi relatori, stessi organizzatori, stessa grafica, stessa volontà di
circoscrizione. Insomma, per il principio dell’identità, tutto identico ai due
anni precedenti.
Lo scorso anno si è tentato di dimostrare un punto di
vista alternativo alla teoria dell’identità dell’architettura italiana, con lo
scritto “Malattia italiana dell’identità” (pubblicato sulla rivista digitale
“Antitesi” in data 14.06.04), seguito a due articoli rispettivamente di Paolo
Ferrara e di Luigi Prestinenza Puglisi, che hanno sollevato sul web il problema
dell’identità, nel tentativo di svelarne l’inconsistenza culturale nella
società contemporanea. Riproponiamo a distanza di anni lo scritto in questo
numero zero di interferenze, assieme a due incisive riflessioni di Fabrizio
Violante e Sandro Lazier, con la speranza di attivare un dibattito dentro la
facoltà di architettura.