Corso di Progettazione Architettonica Assistita
Prima Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni Università La Sapienza -Roma
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I Ciclo: L'impatto dell'informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea. Il World Wide Web
Quarta Lezione:
Informazione e architettura
AGGIUNGI NUOVI CONCETTI DA SOLOMON corea
per esempio
non ci spono più boundries
le compagnie vendono con NOI invece che a noi
To
DO:
PER LUNEDI 15 MARZO a lezione
Leggi La
Via dei Simboli
Oppure il capitolo la liberazione della forma 180-191
e oil mondo decostruito p 341-365
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Saggio
da marzi 05
Rivoluzione Informatica in ArchitetturaEsisto in quanto rappresento
Esisto in quanto funziono
Esisto in quanto InformoIl problema della " Coscienza " estetica
Il Problema della Crisi e della Modernità
A. Il concetto Marsupiale dell'Informazione
Segui questo Intervento di A.S. (real Time 2 mega)
B. Architettura come Informazione
C. Concetti derivati dalla Pubblicità
D. Il concetto di Modernità
E. La sfida per l'architettura
Figure Retoriche
Comunicazione Oggettiva
Comunicazione Soggettiva narrativa
diller e Scofidio Bad press
see >
..
Kiasma Holl
To DO:
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Approfondimenti
a cura degli Studenti. Storia della Pubblicità Alfonsi 2011
Cristina interdonato Persone vere: Giulia Piana
Sallemi
Donatella finelli La pubblicità degli utenti zooppa
Reinterpretazioni del simbolo
Il museo "Nemo" di Renzo Piano ad Amsterdam ha finalmente la sua Dory "loredana torraco" <loto@cemig.191.it>
Alla fine di questo primo giro giro mi sembra si possa avere il titolo
di cui sopra On 8-04-2005 15:56, "loredana torraco" <loto@cemig.191.it> wrote: un' altra Dory potrebbe essere quella del film della Disney "Alla ricerca
di Nemo" dove Dory è un pesce chirurgo che accompagna Marlin, un
pesce pagliaccio, nella ricerca del figlio perduto Nemo, anche perchè
il museo della scienza di Piano è rivolto per lo più ai bambini
per il modo in cui è stato allestito, il pubblico partecipa attivamente
alla mostra come se fosse un gioco Per quanto riguarda la dory l'unica cosa che mi veniva in mente è
che Renzo Piano va spesso in barca a vela, dory è un tipo di imbarcazione
da pesca (letto su un mio libro di modellismo navale)...poi ho trovato
questo e tutto si è chiarito: Grazie del Commento. Tra l?altro ha fatto bene a ricordarmi il
nome. AS On 2-04-2005 11:44, "loredanatorraco@inwind.it" <loredanatorraco@inwind.it>
wrote: "L'informazione è il vero valore aggiunto di qualunque
merce." Nel periodo che stiamo vivendo ^ la terza ondata ^ un bene non
è solo una merce che può essere acquistata o venduta, ma
è fortemente legata all' informazione nel senso che il perfetto
funzionamento è dato per scontato e ciò che lo rende
sicuramente piacevole è la sua forma, la sua immagine ma sopratutto
la storia che racconta. Il museo delle scienze di Amsterdam - Nemo - di R.Piano, ma già
presente nell' auditorium di Utzon e nel Guggenheim di Bilbao, il
progettista usa delle metafore per narrarci qualcosa. Credo che il ritorno alla simbologia e alla narrazione, interrotte
durante l'epoca moderna, sia una necessità per noi che viviamo
la terza ondata, infatti non è più sufficiente possedere
un particolare oggetto per distinguerci dalla massa, ma è
necessario che questo racconti di noi per farci sentire diversi ma
partecipi. Mattone come un'ape operaia? Giustino Di Cunzolo 2006 <giustinodicunzolo@libero.it>, http://digilander.libero.it/giu_arch6/concept.html Perchè esiste il "mattone"? Se oggi dovessimo interpellare un'architettura chiedendo il perchè della sua esistenza, essa darebbe per scontato il fatto che "rappresenta" così come "funziona", e risponderebbe senza dubbio che è "hic et nunc" per comunicare. A proposito di Kiasma_chiasma (o chiasmo) Per quel che riguarda il discorso avviato in aula sul Kiasma Holl_chiasma ottico ho svolto un piccolo approfondimento che porto alla sua attenzione. Detto ciò, ritornando all'opera di Steven Holl, penso che guardando l'ingresso principale, nella foto da lei posta nella lezione di ieri e che allego per completezza, si ha questa sensazione percettiva di scissione di due parti apparentemente diverse, una nella zona monoculare destra ed un'altra nella zona monoculare sinistra. Ma proseguendo con lo sguardo la visione del volume, si intuisce come le due parti, a parità dei nervi ottici, effettuino una decussazione parziale o meno in una sorta di chiasma. Scusi la prolissità ma mi sembrava necessario effettuare queste varie ipotesi.
A dice "usami", B dice "guardami"! Agnese Canziani 2006 <agnesecanziani_55@hotmail.com> Potendo dare un'interpretazione differente ai "dati" del suo articolo, riassumerei brevemente la mia posizione in questo modo: il primo dato A è il Guggenheim di Bilbao e l' altro è il Museo della Scienza di Piano. Il Museo di Gehry è di sicuro diventato "il simbolo" o uno dei simboli di Bilbao e forse della nazione intera, l' altro è un edificio simbolo della funzione che si svolge all'interno ed interpretazione figurativa del paesaggio circostante. L'edificio di Renzo Pianzo mi sembra più vicino all'architettura di Saarinen mentre Gehry si può benissimo paragonare alla Sidney Opera House. Da una parte il "simbolismo" nell'architettura, attraverso una comunicazione veloce immediata e figurativa delle funzioni dell'architettura stessa - mi vengono in mente i chioschetti che vendono il "bratwurst" in Germania che attirano l'attenzione con il gigantesco wurstel in 3d posizionato sul tetto; dall'altra l'architettura rappresentativa e metaforica che diventa monumento. A questo si affiancano due tipi di comunicazione: per il tema A una comunicazione più oggettiva e pubblicitaria (l'edificio di Saarinen a forma di uccello è un un Terminal aereoportuale) per il tema B una comunicazione astratta, probabilmente soggettiva ma tutto sommato tale da rendere il messaggio universale, tanto solenne e rappresentativa quanto la casa del Fascio di Terragni, il Museo di Libeskind, o il Denkmal per l'olocausto di Eisenman a Berlino. La differenza che mi interessa studiare fra i due tipi di architettura è l'influenza che esercitano sullo spazio circostante: " [...]E la gente vive tutto lo spazio pubblico, ci va di giorno e di notte, genitori con bambini, turisti, vecchi operai con il basco e teenager con i pattini. Insomma la sua architettura forma e conforma l'ambiente come la cattedrale gotica che intesseva attività e formava con le sue diverse strutture la piazza principale, quella adiacente del mercato, gli edifici, le zone per le manifestazioni e gli eventi " probabilmente è ciò che rende il Guggenheim simbolo della città in quanto vissuto, utilzzato dai suoi abitanti; come Piano con il Beaubourg a Parigi, Gehry ha fatto di uno "spazio" un "luogo" ed è questo a mio avviso il fine ultimo dell'architettura, essere sì un polo, un miglioramento estetico-funzionale-formale di una città ma essere soprattutto utilizzato e vissuto in maniera soggettiva, "l'individuo" rende un'esercizio di stile e di presunzione in opera architettonica...aneddoto: a Berlino con grande sorpresa ho scoperto che la Neue Nationale Galerie di Mies van der Rohe non piace, ma con altrettanta sorpresa quando sono andata a visitarla, lo spazio esterno veniva utilizzato da skaters e da un gruppo di ragazzi per una performance di danza! In questo senso credo Il Guggenheim di Gehry assomigli di più al Beaubourg che al museo-nave di Piano entrambi comunicano al pubblico nello stesso modo, o per meglio dire si offrono ad interpretazioni soggettive...A dice "usami", B dice "guardami"!
I muri della Villa Savoye condizionano lo sguardo: i percorsi del museo ebraico di Libeskind condizionano le percezioni La Storia Australiana On 21-03-2005 16:10, "Francesco Becherucci" <malpathika@katamail.com> wrote: Seguendo il programma "La storia siamo noi", produzione Rai educational,
direttore Giovanni Minoli, in onda questa mattina su Rai3, ho potuto verificare,
in maniera assolutamente casuale, come ci possa essere un ulteriore fattore
che portò Utzon alla costruzione della Sidney Opera House. Un fattore
propriamente storico- politico, che forse si allaccia all'ultimo fattore
da lei indicato, quello in cui si vedeva Utzon come architetto "interessato
all'uomo nelle sue diverse manifestazioni sociali". Simboli liberati Antonino di Raimo 04 ....I nuovi paesaggi dunque, dove questi individui passano le proprie vite, appaiono sempre di più popolati da oggetti architettonici di cui oltre a sottolinearne la novità, impressiona sempre di più la carica simbolica e quindi comunicativa. Città narrante Michele Lisena 03 Vorrei fare, in merito alla terza lezione su "Informazione e Architettura", una breve considerazione. Stando a quanto da lei detto "essere macchina funzionante è il valore fondamentale dell'architettura moderna". Credo che, nell'architettura moderna, fondamentale sia anche giustapporre "L' Architettura macchina" all'interno della "Città macchina". La "Città macchina", come "L'architettura macchina", deve funzionare. Le parti della stessa devono oggettivamente essere un "totale"di parti collaboranti. L'architettura contemporanea invece "informa", "comunica", "esprime", "narra" ed è, a mio avviso, in qualche modo soggettiva. All'interno della città "narrante" l'architettura è, credo, parte "comunicante" e non "collaborante". Da ciò ritengo che scaturisca una città "somma" di parti e non "totale" di parti che esige una contestualizzazione dell'architettura non più oggettiva ma soggettiva.
La torre dei servizi: oggetto di architettura o prodotto
informatico? Alessia Veneziani 03
Tralasciando le disquisizioni filosofiche su tale rapporto
complesso per rimanere nel campo della comunicazione per immagini, più
squisitamente attuale, mi è sembrato simpatico condividere questa
immagine. Sfogliando una rivista di architettura ho girato distrattamente
la pagina perché sembrava una semplice pubblicità, con ogni
probabilità, di tecniche edilizie, applicazioni per costruzioni
civili in cemento armato, solo successivamente ho capito trattarsi di un
oggetto più propriamente informatico. EMC2 Centriplex, server a
tecnologia Raid "Un'arca solitaria in un paesaggio postindustriale a ricordo di un salvataggio biblico che traghettò l'arca in un mondo nuovo"
ISSEY MIYAKE: LA FORMA DI UN ' IDEA On 23-03-2003 22:51, "luca biagini" <lucabgn@virgilio.it> wrote:
IL CLIENTE PARTECIPA ALLA CREAZIONE DI UN ABITO A SUA MISURA E' LA METAFORA DEL SISTEMA INVENTATO DA MIYAKE PER RINNOVARE RADICALMENTE
IL MODO DI FARE ABITI L'AMBIENTE E' UN CORPO SENZA PELLE CHE MOSTRA IL RETICOLO DEL SUO SISTEMA
NERVOSO SOGGETTO - INFORMAZIONE
Dimensione Cognitiva Ciò che sta alla base è la rivoluzione linguistica che ha trasformato inevitabilmente il lessico figurativo dell'architettura, come quello di ogni altra arte; questa rivoluzione è prodotta dalla crisi ?copernicana? che ha investito ogni campo della comunicazione, a partire dallo stravolgimento operato dall'Informatica. "Crisi" ( come ha precisato De Kerckhove) ?deriva dal greco antico e significa valutare, giudicare o decidere. [...] Di fronte ad una crisi, molte persone perdono tempo a guardare il vecchio ordine che crolla [...], ma in tempi critici occorre giudizio critico per capire che la storia è quella che sta inziando?. Lo consideriamo noi stessi quando ci soffermiamo a valutare quanto è accaduto anche sol o nell?ultimo decennio, e in uno sguardo più ampio, durante l?arco di tempo che ci porta dal Beaubourg al Museo Guggenheim di Bilbao. La deflagrazione finale di una rivoluzione iniziata lentamente negli anni attraverso l?avvento dei primi computers e che ha subìto un?accelerazione esponenziale con il world wide web, è l?acme necessario ed inevitabile di un processo che interessa la struttura della società, se non addirittura la stessa struttura mentale dell? uomo: così come l?immaginazione è performante rispetto ai media, così i media lo sono rispetto a nuovi modi di pensare e di comunicare. Da qui la connessione di valori estetici e funzionali, non più alla ricerca di una gerarchia ordinata, ma in quanto elementi di una fitta rete che collegano in modo complesso l?osservatore e l?oggetto osservato. Il World Wide Web in modo particolare, attraverso la possibilità
di operare trasformazioni nel reale tramite strumenti incorporei, diventa
simbolo di questa rivoluzione: l?automobilista contemporaneo crea quindi
la propria Smart; forse ^ in futuro prossimo - anche il proprio spazio. Interessante, a mio parere, il contributo di Purini contenuto in "Spazi e maschere" (a cura di Umberto Cao e Stefano Catucci, Meltemi editore, 2001) il quale afferma: "Negli ultimi anni il processo fin qui sommariamente esposto ( dal corpo organico all? edificio nell?età degli immateriali ) ha vissuto una fase ulteriore e in un certo senso estrema. La rete, insieme realtà telematica e metafora della sua stessa estensione, è diventata modello mentale attraverso il quale pensare il reale. La città diffusa è in sostanza un effetto conoscitivo della rete più che una realtà territoriale, così come è reticolare oggi l?idea dello spazio urbano in quanto moltiplicazione inarrestabile di sinapsi comunicative ." In questo contesto l?architetto, liberato da regole gerarchicamente
ordinate, si riappropria di ogni strumento retorico e lessicale, occupando
il territorio di uno spazio nuovamente affabulatorio e sensuale,
senz? altro corrispondente alla 'generazione della rete'. Architettura che si fa grafica
L'architettura come simbolo.Cambia il concetto di "funzionalità" dell'architettura. Link Nel'architettura passata (anche se non da molto) per funzionalità
architettonica si intendava il perfetto adempimento di ogni spazio progettato. E se pensassimo alla differenza nello stirare una camicia?LA STIRATURA E LE NUOVE PIEGHE DELLA MENTE Alessandra Cicotti 02
La stiratura può essere vista come metafora dei cambiamenti antropologici della nostra società.???? Rispolverando le stanze della memoria mi sono ricordata di questa installazione
datata 1993 ad opera degli architetti Liz Diller e Ricardo Scofidio. Bad Press prende in esame la stiratura, un'attività domestica ancora guidata da principi di economia del movimento progettata da ingegneri dell'efficienza a cavallo del secolo. Nello stirare una camicia, ad esempio, con uno sforzo minimo è possibile ridarle forma trasformandola in un'unità bidimensionale e ripetitiva che occuperà uno spazio ridotto. Lo schema standardizzato della stiratura "disciplina" sempre la camicia dandole forma piatta e rettangolare che trova il proprio posto all'interno di sistemi ortogonali di esposizione degli oggetti: gli imballaggi, i display espositivi, i cassetti del comò, gli scaffali degli armadi o le valigie. Una volta che l'indumento sarà indossato porterà su di se i segni della logica ortogonale dell'efficienza. Le pieghe parallele, gli angoli retti di una camicia pulita e stirata
sono diventati emblemi ricercati di raffinatezza. Forse gli effetti della stiratura diventerebbero rappresentazione dell'era
postindustriale e l'immagine del funzionale si tradurrebbe in dis-funzionale. |