Metamorph in writing
Il libro di Alessandra Muntoni, Lineamenti di storia dell'architettura contemporaneatermina con la sede della società Seagram realizzata da Ralph Erskine a Londra e denominata "l'Arca". È un edificio-nave che sembra voler raccogliere i germi vitali di un secolo per traghettarli nel prossimo. Su quali temi, su quali problemi, con quali idee? Insomma cosa rimane dentro l'Arca del Novecento? Nell'ultimo capitolo la Muntoni si sofferma su tre momenti degli anni Novanta "La riduzione minimalista" da Siza a Ando, "Lo spettacolo dell'High Technology" da Piano a Foster e infine la frammentazione decostruttivista (Hadid, Eisenman, Gehry). Ma a suo avviso non si potrà prescindere "dal pluralismo come condizione obbligata", dall' "incontro tra localismo e globalismo", dalle modalità operative di internazionalizzazione del lavoro dell'architetto. Naturalmente non tutti si riconosceranno per intero su queste frontiere, ma è importante che l'autrice indichi ai lettori alcuni problemi su cui applicarsi. Dà senso e prospettiva all'intero lavoro.
Il libro assolve inoltre ai suoi compiti istituzionali (si presenta come un manuale, nella serie Università della Laterza) illustrando le più rilevanti architetture delle diverse aree geografiche e culturali. Oltre al giudizio critico che l'autrice articola e stimola (Muntoni sostiene che molti argomenti trattati "sono direttamente connessi alle trasformazioni ancora in atto " e che la conoscenza critica della storia è un'arma necessaria ai progettisti), lo studente di architettura ha a disposizione una bibliografia organizzata tematicamente, una raccolta di immagini scelte con cura e soprattutto un testo chiaro e allo stesso tempo denso di idee.
Spesso la Muntoni riesce a dare un convincente quadro di insieme dei rapporti tra la storia generale e le opzioni degli architetti come quando, descritto lo scenario di devastazione prodotto dalla seconda guerra mondiale, sottolinea : "i compiti imposti all'urbanistica e all'architettura sono dunque immensi. Ma è possibile parlare ancora di architettura dopo una catastrofe così grande? Molti pensano che ciò sia possibile solo ad un patto: che essa serva a risolvere i grandi problemi sociali, prima di tutto la casa, poi il riassetto del territorio e la dotazione di servizi necessari alla vita civile". La pregnanza di questa chiave di lettura verrà dimostrata nella scelta delle opere chiave dell'immediato dopoguerra: le new towns inglesi, il piano di Le Havre di Perret, il quartiere neorealista italiano, e poi il Le Corbusier dell'Unità d'abitazione. Insomma è rimarchevole che in questi Lineamenti siano messe in "evidenza le situazioni generali entro le quali gli architetti hanno operato e quindi il nesso tra le motivazioni epocali e le risposte progettuali".
Contemporaneamente, emerge una capacità di far vivere l'opera con gli strumenti della critica formale.
Per esempio quando l'autrice, (a proposito: non è questa una delle pochissime Storie dell'architettura scritte da una donna?) tratta della cappella di Rochamp di Le Corbusier. Qui "L'oggetto a reazione poetica' ha vinto la partita sulla razionalità, l'emozione sull'idea intellettuale del sacro".
È un concetto che si può applicare a questo libro. La costruzione storiografica, la necessità di un nuovo e aggiornato strumento di studio, la razionalità dell'impalcatura è spesse volta illuminata da una scrittura evocativa, metaforica e suggestiva che fora l'immaginazione del lettore e lo spinge a pensare e sognare il proprio progetto.
***
Il titolo del libro di Gabriele De Giorgi, membro con
la Muntoni e Marcello Pazzaglini del Gruppo Metamprph, è LaTerza
Avanguardia.
La prima è l'avanguardia storica. Quella delle
certezze degli "ismi": il Futurismo, il Cubismo, Il Dadaismo che hanno
operato a cavallo della prima guerra mondiale. La seconda, dal titolo di
un volume del 1966 di Maurizio Calvesi (Le due avanguardie dalFuturismo
alla Pop Art), si afferma in Giappone, in Gran Bretagna, in Italia
con gruppi "Contro" quali i Metabolisti, gli Archigram, i Superstudio.
Questi architetti diedero, a parere di De Giorgi, "risposte contraddittorie:
buone nelle direzioni di ricerca, ma deboli nell'attuazione pratica, per
quella patina di velleitarismo a carattere utopico che ne ridusse moltissimo
l'incidenza nella città reale". Il fatto importante fu comunque
innestare un ragionamento che non vivesse il mutamento, (la crescita della
metropoli, l'emergere sempre più massiccio delle comunicazioni di
massa, gli squilibri territoriali), "come perdita" ma come ricerca di nuove
possibilità, di nuove formulazioni dell'architettura.
Insomma, La Seconda Avanguardia aveva indicato una
strada capace di "interiorizzare e incorporare le trasformazioni contraddittorie
del mondo contemporaneo", ma è la Terza quella capace di darle,
a cominciare dalla seconda metà degli anni Ottanta, concretezza
realizzativa. Sa muoversi nella società, evita le utopie, riesce
ad incidere. "È stato come se un accordo avesse messo in moto
una comune promozione culturale a vasta scala - scrive De Giorgi. È
sembrato che si fosse decisa a tavolino una terapia d'urto, con l'obiettivo
di sostenere chi cercava con intelligenza nuove vie per mutare radicalmente
forme, strutture, spazi, linguaggi".
Quali sono, di questa Terza Avanguardia, i rappresentanti
più significativi? Venti i nomi stranieri, presentati nel volume
in altrettante schede: Cook, Holl, Morphosis, Miralles, Eisenman, Ambasz,
Gehry, Bachman, Hecker, Hadid, Behnisch, Coop Himmelb(l)au, Koolhaas, Site,
Libeskind, Domenig, Moss, Watanabe, Tschumi, Lund. E sette italiani: un
milanese, Mendini, e sei romani, Andriani, Anselmi, Fuksas, Metamorph,
Purini, D'Ardia. Una sola opera è realizzata nel nostro paese,
quella dello studio Metamorph di cui De Giorgi fa parte dalla fondazione.
Interessa segnalare questo libro, prima di tutto, per
quello che è: uno dei pochi volumi italiani che cerchi di fornire
una traccia d'insieme sul cambiamento dell'architettura di questi anni.
Il saggio iniziale, oltre a delimitare il significato
della Terza avanguardia, si sofferma su due aspetti. Il primo è
il "Contributo del sapere extra disciplinare". L'autore compie un rapido
viaggio nei territori del pensiero filosofico contemporaneo, della fisica,
della geometria, della matematica, ma anche della sociologia e della letteratura.
I riferimenti appaiono convincenti, succintamente ma efficacemente riassunti
e il lettore è proiettato in un quadro di trasformazione generale
di cui l'architettura è allo stesso tempo partecipe e testimone.
Il secondo aspetto da segnalare è contenuto in
"Dislocazioni e deformazioni" in cui De Giorgi si occupa delle tecniche,
delle maniere di operare dei nuovi architetti.
"Le scelte di fondo, le ragioni della Terza Avanguardia
- scrive - consistono prima di tutto in un processo di introiezione-trasformazione
creativa che si avvale nella maggior parte dei casi di un prelievo di categorie,
di temi (congestione, complessità, eterogeneità, atopicità,
contraddittorietà, compresenza, interferenza, indeterminazione,
sovrapposizione eccetera), di oggetti, di strutture, di maglie, di griglie,
di reti, di tracciati desunti senza preclusioni dalle aree 'critiche' delle
metropoli realizzate e del territorio; poi in operazioni di restituzione
e riporto attraverso un procedimento di dislocazione, di deformazione e
di ricontestualizzazione". Nelle pagine successive l'autore entra ancora
più nel merito del cambiamento affrontando i temi dello Spazio urbano,
della Disposizione dei volumi, dei Percorsi e terminando con le Figure
dell'architettura d'avanguardia, cioè dell'uso delle figure retoriche
(dalla metonimia alla metafora) che costituiscono tante armi della progettazione
contemporanea.
Insomma nelle sue 18 pagine di testo (tradotto, insieme
alle schede, integralmente in inglese) il saggio definisce un campo, formula
una genealogia, delinea le intersezioni con altri saperi e tratteggia
alcuni "come" del lavoro di progettazione della Terza Avanguardia.
Le schede dedicate ai 27 protagonisti, sono spesso penetranti
nei testi e, anche grazie alle immagini a colori, forniscono
un rapido ma efficace profilo di ciascun architetto.
Il volume è completato da dei "Contributi fuori
testo" che più che una scelta antologica che sviluppi le tesi principali
del libro rappresentano delle puntualizzazioni su alcuni aspetti specifici.
Come il saggio di Michele Costanzo e Vincenzo Giorgi su "Il gruppo Archigram"
o quello di Peter Cook sulla sua direzione alla "Bartlett School
of Architecture" che con l'Architectural Association sempre a Londra, la
Cooper Union a New York e la SCI-Arc a Los Angeles hanno rappresentato
autentiche fucine del rinnovamento architettonico. L'Università
in questi paesi è diventata il terreno di crescita della Terza Avanguardia
inverando il sogno del 1968: la creatività e la fantasia è
lì al potere.
Antonino Saggio
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Pubblicati originariamente su
L'Architettura cronache e storia
Direttore Bruno
Zevi, Etas Compass, Roma
Domus
Editoriale Domus, Milano. Direttore V.M.Lampugnani/F.Burchardt.
Sez. Libri: Gianmario Andreani
Antonino Saggio
LA TERZA AVANGUARDIA di G. DE GIORGI
Domus, n.
814, Aprile 1999 (p. 129).
I libri cui si fa riferimento sono
Alessandra Muntoni
Lineamenti di storia dell'architettura contemporanea
Università Laterza, Roma 1997, pp. 432.