Metamorph in writing
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il libro di Alessandra Muntoni, Lineamenti di storia dell'architettura contemporaneatermina con la sede della società Seagram realizzata da Ralph Erskine a Londra e denominata "l'Arca". È un edificio-nave che sembra voler raccogliere i germi vitali di un secolo per traghettarli nel prossimo. Su quali temi, su quali problemi, con quali idee? Insomma cosa rimane dentro l'Arca del Novecento? Nell'ultimo capitolo la Muntoni si sofferma su tre momenti degli anni Novanta "La riduzione minimalista" da Siza a Ando, "Lo spettacolo dell'High Technology" da Piano a Foster e infine la frammentazione decostruttivista (Hadid, Eisenman, Gehry). Ma a suo avviso non si potrà prescindere "dal pluralismo come condizione obbligata", dall' "incontro tra localismo e globalismo", dalle modalità operative di internazionalizzazione del lavoro dell'architetto. Naturalmente non tutti si riconosceranno per intero su queste frontiere, ma è importante che l'autrice indichi ai lettori alcuni problemi su cui applicarsi. Dà senso e prospettiva all'intero lavoro.

Il libro è diviso in tre parti "Verso l'architettura moderna, 1750-1914"; poi "Le avanguardie i maestri, la diffusione del Movimento moderno, 1914-1940" e infine "L'architettura contemporanea, 1945-1995". Due parti su tre sono dedicate all'architettura del Novecento che diventa il vero centro della trattazione. Alla definizione di "Modernità" proposta da Jean Baudrillard e rilanciata da Bruno Zevi nel suo Architettura della Modernità, la Muntoni risponde con un saggio che ha per oggetto "una particolare architettura: quell'architettura che è 'contemporanea' non solo per il fatto di essere stata costruita in questo secolo ma perché essa è cosciente di essere contemporanea, cioè di esprimere lo spirito del tempo, lo Zeitgeist." Un dualismo inconciliabile diventa la chiave della trattazione: da una parte la ricerca di un "linguaggio compatibile con la rivoluzione industriale" dall'altra la ciclica riproposizione della tradizione e dei legami al passato. Si può non essere d'accordo, ma rimane il fatto che la Muntoni porti avanti con perizia, serietà e intelligenza la sua impostazione.
 
 
 

Il libro assolve inoltre ai suoi compiti istituzionali (si presenta come un manuale, nella serie Università della Laterza) illustrando le più rilevanti architetture delle diverse aree geografiche e culturali. Oltre al giudizio critico che l'autrice articola e stimola (Muntoni sostiene che molti argomenti trattati "sono direttamente connessi alle trasformazioni ancora in atto " e che la conoscenza critica della storia è un'arma necessaria ai progettisti), lo studente di architettura ha a disposizione una bibliografia organizzata tematicamente, una raccolta di immagini scelte con cura e soprattutto un testo chiaro e allo stesso tempo denso di idee.

Spesso la Muntoni riesce a dare un convincente quadro di insieme dei rapporti tra la storia generale e le opzioni degli architetti come quando, descritto lo scenario di devastazione prodotto dalla seconda guerra mondiale, sottolinea : "i compiti imposti all'urbanistica e all'architettura sono dunque immensi. Ma è possibile parlare ancora di architettura dopo una catastrofe così grande? Molti pensano che ciò sia possibile solo ad un patto: che essa serva a risolvere i grandi problemi sociali, prima di tutto la casa, poi il riassetto del territorio e la dotazione di servizi necessari alla vita civile". La pregnanza di questa chiave di lettura verrà dimostrata nella scelta delle opere chiave dell'immediato dopoguerra: le new towns inglesi, il piano di Le Havre di Perret, il quartiere neorealista italiano, e poi il Le Corbusier dell'Unità d'abitazione. Insomma è rimarchevole che in questi Lineamenti siano messe in "evidenza le situazioni generali entro le quali gli architetti hanno operato e quindi il nesso tra le motivazioni epocali e le risposte progettuali".

Contemporaneamente, emerge una capacità di far vivere l'opera con gli strumenti della critica formale.

Per esempio quando l'autrice, (a proposito: non è questa una delle pochissime Storie dell'architettura scritte da una donna?) tratta della cappella di Rochamp di Le Corbusier. Qui "L'oggetto a reazione poetica' ha vinto la partita sulla razionalità, l'emozione sull'idea intellettuale del sacro".

È un concetto che si può applicare a questo libro. La costruzione storiografica, la necessità di un nuovo e aggiornato strumento di studio, la razionalità dell'impalcatura è spesse volta illuminata da una scrittura evocativa, metaforica e suggestiva che fora l'immaginazione del lettore e lo spinge a pensare e sognare il proprio progetto.

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Il titolo del libro di Gabriele De Giorgi, membro con la Muntoni e Marcello Pazzaglini del Gruppo Metamprph,  è LaTerza Avanguardia.
La prima è l'avanguardia storica. Quella delle certezze degli "ismi": il Futurismo, il Cubismo, Il Dadaismo che hanno operato a cavallo della prima guerra mondiale. La seconda, dal titolo di un volume del 1966 di Maurizio Calvesi (Le due avanguardie dalFuturismo alla Pop Art),  si afferma in Giappone, in Gran Bretagna, in Italia con gruppi "Contro" quali i Metabolisti, gli Archigram,  i Superstudio. Questi architetti diedero, a parere di De Giorgi, "risposte contraddittorie: buone nelle direzioni di ricerca, ma deboli nell'attuazione pratica, per quella patina di velleitarismo a carattere utopico che ne ridusse moltissimo l'incidenza nella città reale". Il fatto importante fu comunque innestare un ragionamento che non vivesse il mutamento, (la crescita della metropoli, l'emergere sempre più massiccio delle comunicazioni di massa, gli squilibri territoriali), "come perdita" ma come ricerca di nuove possibilità, di nuove formulazioni dell'architettura.

Insomma, La Seconda Avanguardia  aveva indicato una strada capace di "interiorizzare e incorporare le trasformazioni contraddittorie del mondo contemporaneo", ma è la Terza quella capace di darle, a cominciare dalla seconda metà degli anni Ottanta, concretezza realizzativa. Sa muoversi nella società, evita le utopie, riesce ad incidere.  "È stato come se un accordo avesse messo in moto una comune promozione culturale a vasta scala - scrive De Giorgi. È sembrato che si fosse decisa a tavolino una terapia d'urto, con l'obiettivo di sostenere chi cercava con intelligenza nuove vie per mutare radicalmente forme, strutture, spazi, linguaggi".
Quali sono, di questa Terza Avanguardia, i rappresentanti più significativi? Venti i nomi stranieri, presentati nel volume in altrettante schede: Cook, Holl, Morphosis, Miralles, Eisenman, Ambasz, Gehry, Bachman, Hecker, Hadid, Behnisch, Coop Himmelb(l)au, Koolhaas, Site, Libeskind, Domenig, Moss, Watanabe, Tschumi, Lund. E sette italiani: un milanese, Mendini, e sei romani, Andriani, Anselmi, Fuksas, Metamorph, Purini, D'Ardia.  Una sola opera è realizzata nel nostro paese, quella dello studio Metamorph di cui De Giorgi fa parte dalla fondazione.
Interessa segnalare questo libro, prima di tutto, per quello che è: uno dei pochi volumi italiani che cerchi di fornire una traccia d'insieme sul cambiamento dell'architettura di questi anni.
Il saggio iniziale, oltre a delimitare il significato della Terza avanguardia, si sofferma su due aspetti. Il primo è il "Contributo del sapere extra disciplinare". L'autore compie un rapido viaggio nei territori del pensiero filosofico contemporaneo, della fisica, della geometria, della matematica, ma anche della sociologia e della letteratura. I riferimenti appaiono convincenti, succintamente ma efficacemente riassunti e il lettore è proiettato in un quadro di trasformazione generale di cui l'architettura è allo stesso tempo partecipe e testimone.
Il secondo aspetto da segnalare è contenuto in "Dislocazioni e deformazioni" in cui De Giorgi si occupa delle tecniche, delle maniere di operare dei nuovi architetti.
"Le scelte di fondo, le ragioni della Terza Avanguardia - scrive - consistono prima di tutto in un processo di introiezione-trasformazione creativa che si avvale nella maggior parte dei casi di un prelievo di categorie, di temi (congestione, complessità, eterogeneità, atopicità, contraddittorietà, compresenza, interferenza, indeterminazione, sovrapposizione eccetera), di oggetti, di strutture, di maglie, di griglie, di reti, di tracciati desunti senza preclusioni dalle aree 'critiche' delle metropoli realizzate e del territorio; poi in operazioni di restituzione e riporto attraverso un procedimento di dislocazione, di deformazione e di ricontestualizzazione". Nelle pagine successive l'autore entra ancora più nel merito del cambiamento affrontando i temi dello Spazio urbano, della Disposizione dei volumi, dei Percorsi e terminando con le Figure dell'architettura d'avanguardia, cioè dell'uso delle figure retoriche (dalla metonimia alla metafora) che costituiscono tante armi della progettazione contemporanea.
Insomma nelle sue 18 pagine di testo (tradotto, insieme alle schede, integralmente in inglese) il saggio definisce un campo, formula una genealogia,  delinea le intersezioni con altri saperi e tratteggia alcuni "come" del lavoro di progettazione della Terza Avanguardia.
Le schede dedicate ai 27 protagonisti, sono spesso penetranti nei testi e, anche grazie  alle immagini a colori,  forniscono un rapido ma efficace profilo di ciascun architetto.

Il volume è completato da dei "Contributi fuori testo" che più che una scelta antologica che sviluppi le tesi principali del libro rappresentano delle puntualizzazioni su alcuni aspetti specifici. Come il saggio di Michele Costanzo e Vincenzo Giorgi su "Il gruppo Archigram" o quello di Peter Cook sulla sua direzione alla "Bartlett  School of Architecture" che con l'Architectural Association sempre a Londra, la Cooper Union a New York e la SCI-Arc a Los Angeles hanno rappresentato autentiche fucine del rinnovamento architettonico. L'Università in questi paesi è diventata il terreno di crescita della Terza Avanguardia inverando il sogno del 1968: la creatività e la fantasia  è lì al potere.
 
 

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Pubblicati originariamente su

L'Architettura cronache e storia
Direttore Bruno Zevi, Etas Compass, Roma

Antonino Saggio
Lineamenti di Storia dell'architettura contemporanea di A. Muntoni
L'Architettura cronache e storia, n. 510, aprile 1998

Domus
Editoriale Domus, Milano. Direttore V.M.Lampugnani/F.Burchardt.
Sez. Libri: Gianmario Andreani

Antonino Saggio
LA TERZA AVANGUARDIA di G. DE GIORGI
       Domus, n. 814, Aprile 1999 (p. 129).

 

I libri cui si fa riferimento sono

Alessandra Muntoni
Lineamenti di storia dell'architettura contemporanea
Università Laterza, Roma 1997, pp. 432.

Gabriele De Giorgi,
La Terza Avanguardia in architettura, The Third Avantgarde in Architecture,
Diagonale, Roma 1998 pp. 192 Lire 38.000