Zaha Hadid e la creazione dello spazio della rivoluzione Informatica in architettura
Un tributo al grande architetto appena scomparso, per ricordare che cambiare è sempre possibile
Bisogna immaginarla prima la gravitazione universale se la mela ci casca in testa, oppure la relatività dello spazio e del tempo se i gemelli invecchiano diversamente, o la spazialità fluida del digitale per una nuova idea di architettura.
Zaha Hadid ha cambiato il nostro modo di pensare lo spazio
Il segreto della azione e del pensiero di Zaha Hadid (la più conosciuta architetto donna della storia, scomparsa improvvisamene lo scorso 31 marzo a 65 anni, lasciando esterrefatti e rattristati) è esattamente in questo processo. Un processo che coniuga immaginazione a tecnologia e per questa via determina una importante innovazione per l’intera società. Per questo è giusto ricordarla anche su “Che Futuro!”
Innanzitutto, di quale innovazione parliamo? Parliamo della creazione di un paesaggio mentale completamente nuovo che oggi è diventato praticabile ed operativo per tutti. Lo chiamiamo “lo spazio della rivoluzione informatica dell’architettura”. Prima di Hadid, l’architettura tendeva a realizzarsi soprattutto con “il gioco sapiente dei volumi sotto la luce”: oggetti stavano appoggiati su un vassoio. Le Corbusier il più grande tra tutti gli architetti modernisti, a cui si deva la formula ricordata, lavorava esattamente cosi.
Ma la Hadid determina non un mondo di relazioni a distanza tra gli oggetti, ma una sorta di immersione in uno spazio fluido e continuo, in cui oggetti e spazi sono come amalgamati insieme e sono concettualmente e formalmente indistinguibili gli uni dagli altri.
Le relazioni non sono più magnetiche a distanza ma sono intrecciate, avvolte in un medesimo spazio. È come se alla gravitazione newtoniana nel vuoto si fosse sostituita una rete quantica che lega indissolubilmente materia e spazio.
Questa di Zaha Hadid è una rivoluzione sorprendente che già ha corpo teorico nel 1983 ben prima di qualunque realizzazione concreta, ben prima che i computer fossero diventati norma.
Un tributo alla memoria di un architetto, donna, geniale
Viene detto: è grande, è una regina è una principessa, ma perché? Perché amava le scarpe bizzarre, sembrerebbe desumersi da centinai di articoli. E invece no! Protestiamo, forse perché abbiamo dedicato un libro a lei nella collana La rivoluzione informatica in architettura nel 2004: Patrick Schumacher, Hadid digitale, Testo&Immagine. La Hadid è grande perché ha creato uno spazio fluido e continuo. Nel gergo architettonico il concetto prende il nome di superamento della differenza tra “Figura e sfondo”.
L’idea si materializza però solo con una prepotente rivoluzione tecnologica. Si tratta dell’arrivo nei primi anni novanta del 900 di software e hardware che consentono l’utilizzo dell’informatica anche negli studi degli architetti. Il mondo fluido della Hadid può ora prendere forma in tre dimensioni sugli schermi. Ma pensare che sia la modellazione 3d e poi la visualizzazione l’elemento chiave è uno sbaglio! La chiave è la parametricizzazione. Il nuovo spazio mentale della Hadid è uno spazio delle relazione fluide e interconnesse.
Paesaggi in movimento nello spazio fluido
Se si modifica o si sposta o si allunga una componente tutto deve seguire con le stesse regole, come se fosse un movimento di un corpo nell’acqua, come se una foglia o un masso si muovesse in uno stagno denso.
La configurazione nuovo di questo “paesaggio in movimento” è una configurazione parametricamente compatibile con quella originaria (non cambiano le regole di una equazione ma solo le sue variabili). Si lavora, come si chiama in gergo, su una geometria topologica. Ebbene la chiave per poter effettivamente progettare questo spazio è consentito da alcuni nuovi software che si definiscono appunto “parametrici”. Ed è a questo punto che avviene in salto.
Hadid ha trovato il suo strumento, capisce che ha in mano non solo una potentissima nuova idea di spazio ma anche uno strumento che applicato alla sua concezione diventerà il detonatore della sua rivoluzione: il parametricismo.
Zaha Hadid è figlia, sorella, madre e madrina della Architectural Association di Londra, frequentata sin dai primi anni settanta, quando ventenne, donna e araba comincia da geniale studentessa. Nel 1997 ispira la creazione di una speciale sezione che si chiama DRL (Design research lab) diretta da due figure chiave a lei vicinissime: Brett Steel e soprattutto Patrick Schumacher.
Questo laboratorio è anche un corso universitario (in un ibrido tra generi e modelli che della Hadid è caratteristica) e si muove tra teoria e sperimentazione. È la fucina che via Patrik Schumacher trasferisce i migliori talenti nello studio di progettazione. Nei piccoli padiglioni di una scuola vittoriana in mattoni di Londra progressivamente conquistati dallo studio di Zaha, Il mondo parametrico diventa così la chiave dello sviluppo concreto della sua architettura.
E negli ultimi anni va ben oltre il ruolo della ideazione e poi della progettazione per muoversi anche nella realizzazione vera e propria perché attraverso lo sviluppo della macchine a controllo numerico si ha la possibilità di creare direttamente parti e componenti della stessa architettura o incredibilmente belli oggetti di arredo che escono “direttamente” dai software parametrici che guidano le macchine e i robot per la realizzazione.
Hadid ha ideato uno spazio fluido e continuo, uno spazio delle relazioni ed è riuscita a farne una via praticabile per tutti attraverso i nuovi strumenti informatici.
Ma la Hadid, per tornare all’inizio, questo mondo l’ha immaginato “prima” che esistesse la tecnologia per realizzarlo. La Hadid lo ha sognato, dipinto, disegnato, realizzato in incredibili quadri in meravigliosi plastici, in tessiture infinite senza che esistesse la tecnologia per trasformalo in realtà. Oggi grazie soprattutto a lei noi lo possiamo abitare progettare e realizzare.
ANTONINO SAGGIO | nITroSaggio