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II Ciclo: Il
mondo dei pixel materialità e immaterialità | Hardware e
schermi, la digitalizzazione delle immagini. Il mondo raster.
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Alessandra Ramundo
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L'URLOTratto da un' immagine di GERALD SCARFE
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Cortinovis Maria Valentina
Giano Bifronte
il dio che apre e chiude, che presiede a ogni entrare e uscire; signore
di tutti i passaggi e come ogni passaggio è insieme entrata e uscita;
ha due facce per osservare allo stesso tempo il davanti ed il dietro, il
passato ed il futuro…
…duplicità, a volte contraddittorietà, incoerenza, atteggiamento
da eterna indecisa, un pizzico di schizofrenia…
un difetto? solo per quelle piccole menti che non sanno scorgerne i
vantaggi: capacità di vedere le cose da diversi punti di vista,
di portare avanti due posizioni contemporaneamente, di confrontarle, per
osservarne pro e contro, di intavolare estenuanti (ma alla fine proficui)
dibattiti tra i due emisferi del cervello, di cercare sempre il risvolto
della medaglia, di lasciarsi incantare dal lato oscuro della luna
Claudio Ampolo
Nuove tecnologie informatiche come strumento di lavoro e/o nuove tecnologie
come ''forma mentis'' per strutturare la realta'; e quale realta'?...quella
materica del disegnato/costruito o quella virtuale dei pixel/informazione?
Daniele Carfagrna
ARCHITECTURAL SELF PORTRAIT
Architetti…maestri, la differenza c’è…
forse aspiro ad essere un maestro,
prima dovrò essere architetto…
ma sono ancora uno studente!
THANKS TO DAVE MC KEAN... AT:
http://www.dreamline.nu
(sito non ufficiale ma molto fornito di immagini, interviste, etc...)
http://www.mckean-art.co.uk
Luigina Arduini
Questo è il titolo di questa composizione che descrive, attraverso le architetture di alcune delle città che ho visitato, l'atteggiamento di molti paesi europei nei confronti nell'architettura.
ogni nuova costruzione diventa un momento di ricerca e sperimentazione per paesi dalla grande sensibilità architettonica come la Francia e la Spagna.
in questi paesi come in molti altri in europa la realizzazione di un'opera pubblica diventa un'arma di propaganda politica che si tramuta in una sfida nel realizzarla nel minor tempo possibile e nella maniera più innovativa. opporsi politicamente porta alla volontà di superare anche nel settore delle opere pubbliche l'amministrazione precedente e così si indicono concorsi e le opere si realizzano.
in italia l'opposizione si fa fermando ciò che si sta per realizzare trovando ogni volta il vincolo, il cavillo, il reperto archeologico che blocca tutto. e così rimaniamo con centinaia di pericolosi cantieri aperti destinati a chiudersi quando la necessità dell'opera in questione si sta esaurendo.
non vorrei dire che ho avuto necessità di andare fuori dal mio paese per vedere e toccare l'architettura del xxi secolo ma certo le occasioni in italia sono molto limitate e se oggi sembra che qualcosa si muova (vedi l'asse delle arti lungo la via flaminia a Roma) la mancanza di questa coscienza architettonica (che i più chiamano ancora burocrazia italiana) rischia di farci essere sempre in ritardo.
Michela Giordani
Tridimensionalità antiprospettica
Si verificò tutto nel Quattrocento. ? E fu il trionfo della prospettiva.
Gli architetti cessarono di occuparsi di architettura limitandosi a
disegnarla.
I guasti furono enormi, si moltiplicarono nel corso dei secoli, aumentano
con l?edilizia industrializzata? tra l?architetto e l?architettura
si apre
un baratro che diviene incolmabile.? ( tratto da B. Zevi, Il linguaggio
moderno dell?architettura, Einaudi, Torino 1973)
Così Zevi, con atteggiamento da lui stesso definito eretico,
descrive l?introduzione
della prospettiva nel mondo del ?fare architettonico?.
E? infatti proprio grazie ad essa che le figure dell?architetto e dell?architettura
passano da una dimensione empirica tipica della tradizione medievale,
ad
una teorico-pratica del progetto di architettura.
Attraverso tale strumento l?edificio può essere controllato
in maniera del
tutto nuova rispetto alla pratica comunemente diffusa, e ciò
doveva servire
ad acquisire maggiore coscienza tridimensionale dell?oggetto architettonico.
Al contrario Zevi denuncia che la prospettiva viene presto assimilata
e
ridimensionata a mero strumento di elaborazione meccanica.
Il ritorno al classicismo col ricorso all?intelaiatura prospettica
delle
facciate mediante l?ordine architettonico, produce presto una forte
standardizzazione
degli involucri, che racchiudono spazi concepiti come assoluti, stereometrici.
L?uomo al centro dell?universo dimensiona gli oggetti attraverso le
proporzioni
del proprio corpo, e presto si giunge a teorizzare tali metodi che
divengono
prassi.
Figure quali Michelangelo o Borromini saltano agli occhi per un approccio
innovativo rispetto a quello rinascimentale, ma sarà solo col
Movimento
moderno che il quadro muterà radicalmente dalla scala architettonica
alla
scala urbana.
Consideriamo per esempio il De Stijl, il cui obiettivo consiste proprio
nel disfare il blocco prospettico classicheggiante, scomponendo la
scatola
attraverso la sua scissione in piani.
Si eliminano le giunture tra essi in modo che la luce entri proprio
da dove
tradizionalmente non entra mai, piuttosto che da una stereometrica
successione
di bucature, frutto dell?esercizio proporzionale di facciata.
Gli ambienti si fluidificano in modo che alla staticità del
classicismo
subentri una visione dinamica che potremmo definire quadridimensionale.
L?invariante di questo processo è pertanto la scomposizione;
la nuova architettura
è antiprospettica non perché non sia leggibile tridimensionalmente,
bensì
perché non disegnata per essere osservata da un punto di vista
preferenziale.
Sostanzialmente i ruoli si ribaltano.
Nello stesso complesso del Bauhaus a Dessau, l?organismo si disarticola
in tre parti ben distinte in modo che da nessun punto esso sia percepibile
nella sua interezza.
Si è costretti a camminargli intorno, e il movimento non può
che essere
collegato alla variabile tempo.
Mies, nel suo padiglione tedesco all?esposizione di Barcellona del
1929,
è uno degli esempi più alti di questa nuova poetica.
Lastre di marmo, superfici d?acqua e vetro liberamente composte tra
loro
fuoriescono dal volume irrompendo nello spazio circostante.
Spazio interno ed esterno si completano.
Lo spazio interno può dunque divenire percorso, come nella Ville
Savoye
di Le Corbusier, o nello stesso Gugghenheim Museum di F.L. Wright.
Percorsi che divengono architettura e contemporaneamente architetture
che
diventano percorsi, non solo spaziali ma intellettuali.
Ma cosa accade oggi? Solo un esempio, breve ma significativo: la stazione
dei pompieri nel campus Vitra di Zaha Hadid.
Straordinaria nella capacità di articolare le superfici come
insegna Mies,
ma se vogliamo anche più dinamica del precario equilibrio che
regola alcune
delle opere neoplastiche.
Molto interessante è la modalità di rappresentazione
del progetto, che trascende
il tradizionale uso di piante, prospetti, sezioni, per esprimersi attraverso
composizioni di forme dinamiche, antinaturali, molto simili a quelle
delle
avanguardie dei primi anni del Novecento, (Malevich, Duchamp).
Naturalmente la realizzazione di progetti di questo tipo e profondamente
legata allo strumento informatico, ma ciò che più interessa
in questo contesto
è un particolare ben più significativo.
L?architettura dell?era dell?elettronica riprende spesso le stesse
suggestioni
generatrici del Movimento moderno, ma che erano state banalizzate,
anche
dallo stesso Mies, attraverso la rigida impronta formale dell?International
style.
Parte dell?architettura contemporanea lotta contro il cubo e rifugge
da
ciò che lo stesso Mies aveva progettato: il Seagram Building,
?perfezione
e silenzio dell?architettura?.
Salvatorluca Tallaro
Oggi non è più pensabile una totalià che non sia
potenziale,congetturale , plurima (I.Calvino)
Marcella Del Signore