I Ciclo: L’impatto dell’informatica nella città e nella ricerca architettonica contemporanea. Il World Wide Web
Quarta Lezione:
La Lunga Crisi
19/03/2003
L'ampiezza della crisi alla nascita del Mondo industriale
Domande per IniziareA. Che cosa sono Gli Ita
B. Che c'entra Alberti e BrunelleschiRitmi e velocità e risorse
Lezione Uno il web la ricerca il senso delle informazioni
Lezione Due il ruolo delle informazioni nella scoietà di oggi
Lezione tre. Il Rapporto Architettura e Comunicazione. La modernità, la crisi e l'estensione della crisi.
Lezione 4. oggi La lunga crisi dell'Ottocento
1. Lo schema a priori Boullée/Durand
2. La logica della costruzione
Decimus Burton e Richard Turnes, Serra a Kew 1844-48
Ernest Flagg? singer bld. New York 1906-08
3. L'artigianato "totale"
Phili Webb Casa Rossa 1859 ca
Voysey disegno di tessuto 1889 ca
4. L'interscambiabilità e poi lo Stile
Horta, Casa Van Eetvelde, Bruxelles 1897-1900
5. il Simbolo della contraddizione
Stazione di Miano Inaugurata nel 1931 Arch. Ulisse Stacchini progetto
1912
Monet Stazione Saint Lazare 1885 ca
To
DO:
Leggi Dalla
Terra al Cad
Fermenti Nuovi
I nuovi P
Pisarro 1889 ca
Paul Citroen, Metropolis
La logica A
Cezanne Montagna Saint Victoire 1895 ca
Verso l'I
cezannedrappoA79
La Cavaliera
cezannePutto94.jpg
La Logica S e quindi di nuovo A
caillebotte frutta81
noPa del B, Arte è D e quindi la Ar come N
Picasso Demoiselles d'avignon 1907 ca
Approfondimenti a cura degli Studenti
Au fond de l'Inconnu pour trouver le nouveau!
On 20-03-2003 13:22, "marco" <marcolivieri@hotmail.com> wrote:
a proposito della lunga crisi dell'800 volevo condividere questa poesia
di charles baudelaire Rêve parisien tratta da les fleurs du mal (prima
edizione 1857)
Leonardo Benevolo cita questa poesia ne la città nella storia
d'europa (laterza, 1993) : "baudelaire cerca una via d'uscita dallo spleen
della città presente verso il passato, attraverso la memoria individuale,
o verso il futuro, attraverso il meccanismo ancora più fragile del
sogno. Nel Rêve parisien l'estraniamento è così acuto
che sembra cogliere [.....] un frammento di futuro..."
E in effetti non ha forse Baudelaire indicato la strada da seguire?
"Au fond de l'Inconnu pour trouver le nouveau! " -in fondo all'Ignoto per trovarvi il nuovo!-
marco olivieri 2003
CII
SOGNO PARIGINO
A Constantin Guys
I Ancora stamane mi rapisceRêve parisien
l'immagine lontana ed esitante
di quel terribile paesaggio
che nessun uomo vide mai.Il sonno è pieno di miracoli!
Per un strano capriccio ,
avevo escluso da certe visioni
l'irregolare vegetale;
ed io, pittore fiero del mio genio,
assaporavo nel mio quadro
l'inebriante monotonia
dell'acqua, del metallo e del marmo.Che Babele d'arcate e di scalee!
Che palazzo infinito
pieno di fontane e di cascate
su un oro opaco e brunito;E che pesanti cateratte,
come cortine di cristallo,
stavano sospese, scintillanti,
lungo pareti di metallo.Non alberi, ma colonne
circondavano stagni addormentati,
dove si specchiavano, come donne,
delle naiadi imponenti.Distese azzurre d'acqua,
fra argini verdi e rosati,
coprivano milioni di leghe,
verso il limite dell'universo.Erano pietre inaudite
e flutti magici; erano
specchi immensi abbagliati
da tutto quel che riflettevano!Nel firmamento,
dei Gange incuranti e taciturni,
versavano i tesori delle loro urne
in abissi di diamante
Ed io, architetto delle mie fantasie,
facevo passare, a piacere mio,
sotto un tunnel di pietre preziose
un oceano docile;e tutto, anche il colore nero,
sembrava netto, chiaro, iridescente;
il liquido incastonava la sua gloria
nel raggio cristallizzato.Altrove nulla, neanche in fondo al cielo
qualche stella o traccia di sole,
che illuminasse quei prodigi:
brillavano d'un fuoco proprio!E su quelle meraviglie mobili
si librava (terribile novità!
tutto alla vista, nulla all'udito!)
un silenzio d'eternità.II
Ho riaperto gli occhi pieni di fiamme
e ho visto l'orrore nella mia stamberga;
sono rientrato in me stesso ed ho sentito
la spina degli affanni maledetti.La pendola dal rintocco funebre
suonava brutalmente mezzogiorno;
il cielo versava le sue tenebre
sul triste mondo intorpidito.
I
De ce terrible paysage,
Tel que jamais mortel n'en vit,
Ce matin encore l'image,
Vague et lointaine, me ravit.
Le sommeil est plein de miracles!
Par un caprice singulier
J'avais banni de ces spectacles
Le végétal irrégulier,
Et, peintre fier de mon génie,
Je savourais dans mon tableau
L'enivrante monotonie
Du métal, du marbre et de l'eau.
Babel d'escaliers et d'arcades,
C'était un palais infini
Plein de bassins et de cascades
Tombant dans l'or mat ou bruni;
Et des cataractes pesantes,
Comme des rideaux de cristal
Se suspendaient, éblouissantes,
A des murailles de métal.
Non d'arbres, mais de colonnades
Les étangs dormants s'entouraient
Où de gigantesques naïades,
Comme des femmes, se miraient.
Des nappes d'eau s'épanchaient, bleues,
Entre des quais roses et verts,
Pendant des millions de lieues,
Vers les confins de l'univers:
C'étaient des pierres inouïes
Et des flots magiques, c'étaient
D'immenses glaces éblouies
Par tout ce qu'elles reflétaient!
Insouciants et taciturnes,
Des Ganges, dans le firmament,
Versaient le trésor de leurs urnes
Dans des gouffres de diamant.
Architecte de mes féeries,
Je faisais, à ma volonté,
Sous un tunnel de pierreries
Passer un océan dompté;
Et tout, même la couleur noire,
Semblait fourbi, clair, irisé;
Le liquide enchâssait sa gloire
Dans le rayon cristallisé.
Nul astre d'ailleurs, nuls vestiges
De soleil, même au bas du ciel,
Pour illuminer ces prodiges,
Qui brillaient d'un feu personnel!
Et sur ces mouvantes merveilles
Planait (terrible nouveauté!
Tout pour l'oeil, rien pour les oreilles!)
Un silence d'éternité.
II
En rouvrant mes yeux pleins de flamme
J'ai vu l'horreur de mon taudis,
Et senti, rentrant dans mon âme,
La pointe des soucis maudits;
La pendule aux accents funèbres
Sonnait brutalement midi,
Et le ciel versait des ténèbres
Sur le triste monde engourdi.
Rapa
On 24-03-2003 0:33, "andrea di laurenzio" <andreo@tiscalinet.it>
wrote:
il calcolatore è sicuramente la rapa del nosrtro
secolo, ma tanto il primo come il secondo denunciano più il bisogno
di informare o di essere informati?
i modelli lignei di michelangiolo prima di servire ai
mastri costruttori non erano forse necessari allo stesso buonarroti per
aiutarsi a esprimere le sue idee?
quando eseguiamo una modellazione siamo noi che valutiamo
quali siano le viste da mostrare per controllare i punti significativi
del nostro progetto o per una verifica dello spazio progettato.
Disegnare
On 23-03-2003 23:55, "Michele Lisena" <mlisena@inwind.it> wrote:
riporto un brano della premessa di Bruno Zevi in "Rinascimento
e manierismo"
Controstoria dell'architettura in italia, Enciclopedia
Tascabile, Tascabili Economici Newton, 1995):
"E' l'età della prospettiva, scoperta deleteria poiché, al posto della realtà vissuta, pone come obiettivo la sua rappresentazione tridimensionale. Da quel momento, a parte i trasgressivi, gli architetti non pensano più agli spazi, ai volumi, agli snodi e ai percorsi, ma solo al modo di graficizzarli. Per facilitare tale compito, impoveriscono la loro strumentazione, geometrizzano, mortificano l'edificio in uno scatolone. Impera da allora l'assolutismo sadico del disegno, che provoca una strage professionale: migliaia e migliaia di persone dotate rinunciano a fare gli architetti perché <non sanno disegnare>, mentre a quelli che sanno disegnare dovrebbe essere precluso l'accesso alle facoltà di architettura."
Questo brano di Zevi può, a mio avviso, essere attualizzato e descrivere appieno il difficile rapporto tra architettura e informatica. Si potrebbe affermare che troppo spesso, purtroppo, molti architetti non pensano più all‚architettura “reale” ma solo a quella “virtuale”. Troppo spesso oggi nelle fascinose „rappresentazioni elettroniche dei progetti‰ si sacrifica l‚architettura e i suoi contenuti reali.
Nel suo articolo "Dalla terra al Cad" afferma:
“Non è di per sé garanzia di buona architettura, ma fornisce una possibilità di dialogo con clienti e i collaboratori che Michelangelo non aveva."
Garantire una “buona architettura” dovrebbe, a mio avviso, essere sempre e comunque l’obiettivo più importante del fare architettura.
Liberare l'anima
On 26-03-2003 1:08, "Massimo Fanasca" <maximo@mclink.it> wrote:
RIFLESSIONI
suscitate dalla lettura dell'articolo "Dalla terra al
CAD" del 16/12/2000 pubblicato in ARCH'IT
SUL VALORE DELLA PROGETTAZIONE MENTALE
Da Pietro Abelardo (Dialectica, prima metà del
XII sec.) a Leon Battista Alberti (De Re Aedificatoria, forse 1445-1450)
a Raffaello (Lettera a Baldassarre Castiglione, 1515), la natura mentale
del progetto non è mai stata posta in dubbio.
Quello su cui è possibile discutere è la
tecnica di restituzione dell'idea architettonica, da sempre influenzata
dalla "maniera cognitiva" (cioè dal modo di pensare) proprio d'una
data cultura, e che a sua volta determina il risultato architettonico.
Da Vitruvio (De Architectura, ultimo quarto del I sec. a.C.), per tutto
il medioevo, e rimanendo agli esempi citati, per l'Alberti (De Re Aedificatoria)
e Raffaello (Lettera a Leone X, 1519, scritta con Baldassarre Castiglione),
la rappresentazione dell'idea architettonica era affidata principalmente
a disegni di piante, sezioni, prospetti. Daltronde la maniera cognitiva
diffusa nell'Europa occidentale sino a buona parte del XX sec., è
stata dominata dai concetti aprioristici di orizzontalità, verticalità,
perpendicolarità.
MICHELANGELO, dall'interno del modello rinascimentale,
opera una prima importante RIVOLUZIONE: pur accettando per buoni programmi
celebrativi, un'idea di visione monocentrica, forme di comunicazione figurative,
modelli urbani chiusi e sistemi di costruzione continui, riesce a percepire
la complessità della realtà e la crisi di valori che attraversa
la cultura del suo tempo. E cerca nuovi parametri di comprensione del reale:
alla presunzione delle regole di natura, immutabili e intelligibili, sostituisce
la consapevolezza della mutevolezza della realtà vivente, della
distanza della realtà materiale dalla perfezione, della dignità
e della potenza espressiva di ciò che non è come gli altri
avrebbero voluto che fosse. L'architettura diventa espressione d'uno stato
dell'anima, che interpreta la vita vissuta come dramma. Michelangelo riesce,
come Cezanne, a rappresentare per paradosso, attraverso la mutevolezza,
l'essenza delle cose (vedi i "Prigioni" del 1530-34).
Il neoplatonismo non rappresenta una via di fuga, ma
la percezione chiara e distinta della preminenza dell'idea non solo sulla
funzione, ma anche sulla forma (vedi il tema del "non finito"). Non importa
lo studio dei tipi, né la sostituzione delle regole imperanti con
altre: da questo punto di vista la rivoluzione michelangiolesca è
superiore a quella tentata da Victor Horta col suo nuovo stile.
È a Michelangelo che si devono i processi mentali
da cui scaturiscono le architetture-sculture di Gehry: Buonarroti stesso
riteneva di essere nato per la scultura; e se credeva che "la pittura mi
pare più tenuta buona quanto più va verso il rilievo" (Lettera
a Benedetto Varchi, 1546), probabilmente doveva pensare lo stesso per l'architettura
(poiché "la pittura, e l'architettura e la scultura trovano nel
disegno la loro sommità"; Francisco De Hollanda, Dialoghi romani
con Michelangelo, 1548).
Quello che Michelangelo possedeva, e che nessun modello
elettronico potrà mai riprodurre, è la capacità di
"cogliere" idee: nel proprio cervello, o meglio, nella propria Anima.
Michelangelo, Schiavo al Risceglio dettaglio 1530-34 Galleria dell'accademia
Firenze