8. Le immagini
di Zoelly
Pierre Zoelly. Elements of an Architect's Language è un libro quadrato con lato di 30 cm. Contiene prevalentemente fotografie, disegni tecnici stampati in rosso e riportati tutti al 500, schizzi anche molto grandi, e alcune foto a colori che, allungandosi per oltre mezzo metro, ci succhiano dentro le pagine.
L’oggetto è l’architettura,
anzi cinquanta anni di architetture del suo autore. Centinaia di opere
diverse, dalle case agli arredi, dai musei alle parti di città vengono
presentate attraverso alcune parole: montagna, alberi, percorsi, coreografie
oppure, mattone, acciaio vetro, legno. Il modello di autopresentazione
del proprio lavoro di progettista inventato da Le Corbusier (vedi l’Oeuvre
Complète realizzata in A4 orizzontale, chiarezza e completezza
di documentazione, organizzazione per progetti, dialogo in terza persona)
viene ribaltato.
Qui lo schizzo di una montagna occupa tre quarti della pagina aperta e accanto si presentano foto di case costruite secondo l’accrecersi piramidale delle Alpi. Nella pagina "percorsi" c’è l’interno di una stazione del metrò, in quella "albero" delle tettoie per l’autobus, in quella "tetto" delle tenso strutture, o delle case guscio. A foto e disegni si accoppiano brevi testi (in inglese, francese e tedesco) con cenni estetici, o tecnici o filosofici o autobiografici o operativi (per esempio: "il carattere di un tetto si legge al suo bordo").
Girare le pagine è un evento,
una continua sorpresa. Ogni volta troviamo un’impaginazione diversa, un
montaggio che ci fa riflettere. Un albero ispira una struttura radicata
al suolo che si alza con mensole, la basilica un percorso, una montagna
una sezione stratificata, una scala la necessità di un arrivo simbolico,
una fessura o una crepa l’anticipazione di un dramma, il legno una tessitura,
il cemento la forza, il mattone la versatilità, l’acciaio l’ossatura,
il vetro una energia algida, la luce una magia. E poi i temi della concentrictà,
della modulazione, dello scontro nuovo antico o della coreografia: dove
vita, architettura spazi interni ed esterni si mescolano e si muovono uno
sull’altro come nella pagina conclusiva dove l’autore mostra "dei grafici
spontanei - degli psicodiagrammi - nei quali forze differenti sono messe
in relazione, e in cui tuttto si muove".
È un libro prepotenetemente di immagini. Ma attenzione, l’immagine è il modo, per un architetto-costruttore come Pierre Zoelly, di pensare, anzi di essere.
Insomma, cosa succede veramente, in
questo libro? Possiamo cercare una chiave leggendo la prefazione di Mario
Botta o quella dello stesso autore, ma entrambe sono giocate sull’understament.
Invece, vale la pena sottolinearlo, questo libro è di particolare
pregio, come la qualità della ricerca architettonica che vi si presenta.
Pierre Zoelly è un architetto
sostanzialmente ignorato dallo star system internazionale anche
per il suo porsi nei confronti dei media con un sentimento di aristocratica
superiorità.
Si laurea nel 1946 a Zurigo e si specializza
poi alla Carnegie-Mellon di Pittsburgh. Rimane negli Stati Uniti per un
decennio insegnando in Ohio e svolgendo una intensa attività professionale.
Realizza in legno o in cemento armato strutture a guscio, in aggetto e
reticolari, e dà vita a spazi interni che si allontanano dalla rassicurante
domesticità americana per affermare — con l’ampio ricorso all’acciaio
anche negli arredamenti — i temi della "macchina per abitare".
Torna in Svizzera all’inizio degli
anni Sessanta e in questi anni inizia la sua maturità espressiva
che si coagula attorno a tre filoni: innanzitutto lo sviluppo espressivo
del processo di costruzione, con una inclinazione molto simile a quella
di architetti come Renzo Piano o Norman Foster, poi l’architettura industriale,
dalla centrale termo-elettrica di Zurigo alla sede di smaltimento dei rifiuti
di Glarus, e infine lo studio delle strutture sotterranee, di cui è
uno dei massimi esperti.
Questo temi si ritrovano tanto nel
disegno di stazioni e snodi di trasporti su rotaia che in due importanti
realizzazioni. Nel museo di Orologeria a La Chaux-de-Fonds, crea una struttura
sotterranea con uno sviluppo lineare di travi che emergono al suolo con
i ritmi ondulati dell’acqua di uno stagno. Nel museo per la Croce rossa
a Ginevra fa arrivare i visitatori alla piazzetta antistante il museo attraverso
una fenditura nella collina e poi li guida nel sottosuolo per ripercorrere
una storia fatta di speranze e tragedie. Uno scasso di luce centra la scultura
del fondatore, Henry Dunant.
Questi musei, come la bellissima e
per certi versi scarpiana Galleria di tradizioni popolari a Friburgo, sono
tra i più intensi e drammatici costruiti negli anni Ottanta. Parallelamente
Zoelly realizza un esemplare progetto su un’area dismessa sulle sponde
del lago di Zurigo combinando nuove residenze, commercio, uffici, un museo
attorno alle strutture in parte recuperate, in parte riattate, in parte
aggiunte del mulino Tiefenbrunnen.
Nel volume queste opere sono illustrate insieme a moltissime altre e una bibliografia completa permette l’ulteriore approfondimento dei singoli progetti. Ma il libro ha ancora una chiave di lettura. Quella di tracciare o meglio di rintracciare, non tanto i risultati di una vita di lavoro, ma la forza e la gioia stessa del proprio sguardo sul mondo.
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Pubblicato originariamente su
Antonino Saggio
PIERRE ZOELLY. ELEMENTS OF AN ARCHITECT'S LANGUAGE
Recensione- Domus, n. 805, Giugno 1998 (p. 117-118
).
Il libro cui si fa riferimento nell'articolo è
Pierre Zoelly
Elements of an architect’s language
Birkhäuser, (prefazione di Mario
Botta) Basilea 1998 pp. 228.
Due Link
http://www.zrh.ch/
In questo link l'attività dei continuatori dello studio
http://www.birkhauser.ch/books/va1/5773e.htm
Il libro
Vedi anche dello stesso autore
Zoelly Rüegger Holenstein. Architettura
svizzera fuori dalle convenzioni: il
coraggio e la perizia del moderno
(anche con testo inglese "Unconventional Swiss
Architecture: ..)
L'Architettura cronache e storia, n. 472, febbraio
1995 (pp. 104-118).
PIERRE ZOELLY. I MUSEI DELLA TERRA
Costruire, n.111, settembre 1992 (pp. 187-191).
PIERRE ZOELLY. UN MULINO IN CITTÀ
Costruire, n.95, aprile 1991 (pp. 179-182).
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