CRISTIANA CAIRA
Advisors A.
Saggio/Klaus Kada
"Fridedrich Station
in Berlin new urban multi functional complex" Univ.
La Sapienza Roma 1999
The theis develops new urban strategies for
a site close to the Friedrich Station in Berlin.
It is a search in how incorporating Interaction
and Hypertext in making new architecture
Cristiana Caira, AA 98-99. Relatore A. Saggio K.
Kada
Titolo della tesi: Edificio polifunzionale integrato in una intersezione
urbana, Berlino Friedrichstrasse.
AA:1997/98
Relatore: Prof. Dr. Arch. Antonino Saggio
Correlatore: Prof. Dipl. Ing. Klaus Kada
Laureanda: Cristiana Caira
Berlino quale scenario di una rigenerazione democratica, culturale e
infine architettonica, è il pretesto ed il fine ultimo della tesi
di laurea, che nasce nell'AA. 98/99 all'interno di un fertile progetto
di scambio tra la nostra Università ed il Politecnico tedesco RWTH
di Aachen.
Il progetto è stato il risultato di un percorso incrociato tra
un'intensa conversazione sui presupposti teorico-progettuali con il prof.
Antonino Saggio ed una metodica progettuale plastico-sperimentale all'interno
del corso del prof. Klaus Kada di Aachen. Tale corso, permeato dall'accesa
attenzione per lo sviluppo individuale e libero degli studenti, è
soprattutto da sempre incentrato sulla creazione di oggetti architettonici
”significanti” all'interno del tessuto urbano. In tale tesi la nuova porzione
urbana legge la struttura della città esistente e dei segni della
storia per riproporre un nuovo modello di architettura urbana, che sia
in se stesso una rappresentazione della contemporaneità come ipertesto.
Intreccia dunque le ragioni urbane con quelle di una ricerca teorica astratta,
rendendola concreta, e prosegue nel fondere entrambi i binari in un ”unico”
costruito, che vive del sito in cui è nato, e anche di un discorso
teoretico globale, metropolitano.
Vediamo dunque in primo luogo le ragioni di un contesto, Berlino, area
urbana Mitte (antico centro urbano, poi parte di Berlino est), Friedrichstrasse.
Questa strada, asse storico della città settecentesca, è
stata palcoscenico dell'ultima separazione della città, attraverso
il ben noto muro, che la solcava a sud, nel punto di confine Checkpoint
Charlie. A Nord, prima di incontrare la Sprea, l'asse incrocia la ferrovia
sopraelevata S-Bahn, che proprio qui si inarca attorno al fiume nella bellissima
stazione Bahnhof Friedrichstrasse. Lungo il tratto di ferrovia che
corre tra la stazione e l'Isola dei Musei si sviluppano tre isolati di
origine settecentesca, che un giorno fiancheggiavano la ferrovia come una
cortina continua scenografica, sulla vitalità dei cortili berlinesi.
Oggi, tra i lunghi muri tagliafuoco che si susseguono in una parete cieca
ferita dal tempo e dalla guerra ed il percorso della ferrovia, si apre
un ampio varco di larghezza variabile attorno a 40 metri, e di lunghezza
pari alla distanza tra la Friedrichstrasse e l'isola. Tale luogo, un vuoto
urbano posto all'incrocio della ferrovia, della Friedrichstrasse con il
fiume, di 2 linee metropolitane e svariati percorsi tramviari, ed adiacente
a due poli di enorme centralità, la Stazione e l'Isola dei Musei,
è il punto di partenza di un delicato processo progettuale.
La principale riflessione sull'urbano ha preso piede da molteplici
letture sulla metropoli contemporanea e sul carattere dei tessuti storici
berlinesi. L'incontro di percorrenze, di gente che si muove a piedi, in
treno, in metro, è uno dei fattori dominanti della città
contemporanea, insieme allo scambio di servizi ed informazioni che circolano
negli uffici, nei luoghi pubblici, negli spazi destinati allo svago. Da
qui nasce la tendenza a ripensare il rapporto tra spazio pubblico e privato,
ed il bisogno di non dividere i luoghi dello città in ”statici”
(l'isolato, il palazzo) e dinamici (la strada), ma di considerarli tutti
come portatori di eventi e di farli incontrare e scontrare tra loro, nell'assunto
che in questo modo si producano nuove occasioni e conoscenze. Il movimento
diventa il principio generatore della forma architettonica: il traffico
taglia in tre parti l'edificio, la ferrovia ne costituisce il limite esterno
meridionale, le rampe interne si allacciano alla ferrovia ed alla linea
della metropolitana, un grande spazio cavo ”piranesiano” raccorda la stazione,
la Friedrichstrasse, la metropolitana, l'antico teatro adiacente, il nuovo
edificio. Nel progetto, in un'attenta sovrapposizione verticale, si sviluppano
spazi pubblici, interconnessi agli attraversamenti urbani, e spazi propriamente
privati quali le residenze. Tale frammistione di pubblico e privato e la
proposizione di un edificio-passage si riallaccia infine strettamente al
tessuto storico berlinese. Esso si è di fatto sviluppato secondo
una maglia stradale settecentesca a grandi isolati (piano di Schmettau,
1748), i quali nel tempo hanno subito un processo di ”densificazione” dal
di dentro, arricchendosi di angusti cortili, passaggi, labirinti; all'interno
di tali cortili, ancora visibili nella pittoresca area di Hackescher Markt,
si sviluppava un tempo ogni sorta di attività industriale, residenziale,
artigianale.
Accanto alle riflessioni sulla storia e sul peso delle interconnessioni
nella metropoli contemporanea, un altro punto di approfondimento ha centrato
l'importanza della multifunzionalità come carattere precipuo della
tradizione urbana berlinese. I contemporanei interventi sulla Friedrichstrasse
hanno il carattere di edifici polifunzionali a prevalenza terziaria e commerciale,
secondo le direttive del regolamento edilizio. L'obiettivo è evidentemente
quello di ricostruire quella molteplicità di funzioni, interessi,
e vivacità culturale, che caratterizzavano questa zona della città
nel passato, ma rientra in una ben pià ampia revisione della città
funzionale e ”zonizzata” del modernismo. La polifunzionalità si
organizza nel progetto tramite layer sovrapposti, leggibili nella sezione
verticale, che mostra come questo originario ”vuoto” urbano divenga, attraverso
molteplici elementi spaziali e distributivi, una quasi microcittà.
I livelli rispondono ciascuno ad una logica interna, ma gli effetti derivanti
dalla loro sovrapposizione producono effeti inattesi ed in larga misura
imprevedibili. La sezione si sviluppa in gran parte al di sotto del livello
stradale. Ciò rende possibile l'edificazione di uno spazio rilevante
e continuo, seppur suddiviso superficialmente dal tracciato stradale, e
permette di mantenere un'altezza contenuta del livello di copertura, che
si allinea come una cortina sulle pareti tagliafuoco degli edifici contigui.
Il primo livello, al di sotto del livello stradale e sovrastante tre
piani di parcheggio, è costituito da una promenade o passage ad
andamento irregolare che si allaccia mediante rampe e scale alle infrastrutture
primarie dell'ambiente urbano. Su tale livello si distribuiscono spazi
destinati al pubblico, posti a sedere, tribune, una sala conferenze ed
un cinema imax, in una ricca successione di eventi e suggestioni spaziali,
che si susseguono dalla stazione e dalla Friedrichstrasse fino all'isola
dei Musei, in un contiunuum spaziale. Il secondo livello è una fascia
di elementi trasversali e lineari che costituiscono le unità commerciali
e gli uffici. Questi ultimi si localizzano al livello stradale, ed insieme
ai collegamenti verticali sono la cerniera tra la strada ed il vuoto ”piranesiano”.
Il terzo livello sono infine gli elementi lineari delle residenze, che
si affacciano sulla copertura arcuata ed aprono lo sguardo alla città.
Gli appartamenti si organizzano su tre piani secondo due tipologie simplex
e duplex. La vita sociale si relaziona al terreno, sul quale si affastellano
le attività, e quella individuale al cielo, sul quale si aprono
le coperture delle abitazioni. La sezione, pur nella sua estesa complessità,
mostra una chiara struttura che espleta le funzioni propriamente statiche
ma che costituisce anche il ritmo, la scala, il filo d'Arianna senza il
quale lo spazio risulterebbe labirintico.
La composizione dello spazio è determinata da un insieme di
elementi tridimensionali, i quali hanno il valore di edifici nell'edificio,
e ciascuno dei quali possiede esplicite funzionalità e linguaggio
formale. In tale principio compositivo sveliamo, come chiave di volta chiarificatrice
di una complessa elaborazione teorica, il punto cruciale dell'intera impostazione
progettuale. Il filo conduttore del progetto risiede, parallelamente all'osservazione
sull'urbano, in una profonda analisi delle relazioni tra ipertesto, conoscenza
informatica e architettura. Nell'ipertesto letterario, paradigma di cui
Eco racconta gli sviluppi più intriganti, la struttura della pagina
a stampa è stravolta: ”il lettore può scegliere tra diversi
itinerari su cui operare, leggere o pensare in modo non consequenziale”
(G. P. Landow). La base dell'ipertesto è nella molteplice possibilità
di interconnessione tra atomi informativi, eventi, trame, in un ambiente
metaforico in cui le connessioni hanno luogo. La riconoscibilità
di tali contenuti è lo strumento psicologico e visivo che rende
chiara la interconnessione e permette al lettore di seguire percorsi prefissati
o trovarne suoi nuovi, individuali, destrutturati. Nella nostra iperarchitettura,
il centro del progetto risiede dunque nella possibilità di rendere
le interconnessioni, che sono immateriali, la struttura nascosta di uno
spazio fisico. Il tramite è nella composizione stessa dell'architettura
tramite ”atomi informativi”, riconoscibili per funzione e contenuto tramite
la proprio formalità (interfaccia), e la complessificazione di un
percorso unico, obbligato, di fruizione dello spazio. Ad ogni funzione
ed attività, che sia residenza, ufficio, commercio o svago, corrisponde
una chiara articolazione formale, così che si inneschi il meccanismo
della riconoscibilità. Alla struttura prefissata, che pur esiste,
si sommano mille modi diversi di osservare lo spazio, camminare e raggiungere
obiettivi. Lo spazio tende a smaterializzarsi, divenendo una rete complessa
di associazioni, metafore, sorprese.
”Ci sono due modi per passeggiare nel bosco. Nel primo modo ci si muove
per tentare una o molte strade; nel secondo modo ci si muove per capire
come è fatto il bosco e perchè certi sentieri sono accessibili
ed altri no.” U. Eco , ”Sei passeggiate nei boschi narrativi”.
Cristiana Caira