Univ. La Sapienza, Facoltà di Architettura L. Quaroni Roma 2006
MOB il museo dell'opera Borrominiana, una macchina atmosferica per trattare la crisi di villa Pamphilj
Matteo Alfonsi AA 05-06. Relatore
A. Saggio
Famiglia centrale della storia, i Pamphilj all'apogeo del loro potere sotto il ponteficato di Innocenzo X dal 1644 al 1655 hanno modellato a loro immagine e somiglianza una tra le più rappresentative parti della città di Roma: l'arci nota Piazza Navona. La Villa Pamphilj sorgeva come maestosa reggia suburbana all'imbocco della via Aurelia ed è ancora oggi una delle più importanti, estese e magnifiche dell'intera città. In occasione delle Olimpiade del 1960, si realizzò una arteria a scorrimento veloce (la via Olimpica) che tagliò in due il parco. Questa ferita rimasta ancora aperta, è la situazione di crisi da cui parte questa tesi.
Il lavoro sin dall'inizio si è interrogato su come andare oltre la mera congiunzione delle due parti (in parte risolta oggi con un camminamento pensile). La soluzione si deve al convergere di almeno quattro elementi chiave. Innanzitutto il programma.
Analizzando le vicende della villa il candidato, in sintonia con le ricerche del corso monografico sullo Strumento e sul Borromini da lui frequentato nel 2005 > , ha individuato la presenza attiva di Francesco Borromini nelle complesse vicende della progettazione della villa e del parco. Ne è conseguita l'idea di creare un museo dell'opera borrominiana (appunto il MOB) a rimarginazione della ferita inferta dal taglio della via Olimpica. La città di Roma potrebbe avere così una struttura specializzata e oggi mancante per esporre i materiali del suo geniale architetto ma anche spazi per installazioni critiche di artisti conetmporanei sul tema dell'architettura barocca. Naturalmente si tratterebbe di un museo che si configura all'interno di un progetto di mixitè, con attività anche residenziali, commerciali, infrasttturali e naturalmente di risarcimento ambientale.
Questo ultimo aspetto conduce direttamente al secondo elemento chiave del progetto. Quello del risarcimento ambientale. La struttura è statta ideata come una sorta di tappeto verde che, scavalcando la strada, crea percorsi e continuità del parco e degli elementi vegetali. Allo stesso tempo, studiando le ultime soluzioni e ricerche nel campo dell'Information Technology e dei sistemi attivi di rapporto con l'ambiente, il progetto può essere anche in grado di affrontare l'altra crisi della città e dell'area specifica. Quella dell'inquinamento. Il progetto è stato realizzato di conseguenza, come una sorta di "macchina atmosferica", una sorta di nuovo organismo a metà naturale a metà artificiale. L'edificio è in grado di compiere una vera fotosintesi mutando le maglie della sua struttura in modo da avere una copertura fotovoltaica. Questa copertura è in grado di fornire elettricità ai filtri atmosferici posti nella pancia del museo, a diretto contatto con la strada, che attraverso la formazione di un campo elettrostatico attraggono le polluzioni del traffico stradale depurando l'aria dell'ambiente circostante.
Per poter concepire e progettare questo tipo di edificio sono necessari altri due elementi chiave. Innazitutto una logica di sviluppo del progetto di tipo dinamico e adattabile. A questo fine si è ricorsi alle tecniche del "diagramma" cioè a un campo di linee guida modificabili rispetto alle diverse esigenze e configurazioni del sito, particolarmente impegantivo per la presenza della strada. Il diagramma di partenza dello sviluppo del progetto si deve a una riflessione ancora sul Borromini e ai suoi sistemi di coperture a costoloni. Sulla base di questi, studio si è costruito lo schema che progressivamente calato, adattato e modficato nell'area specifica ha determinato l'organizzazione del progetto.
L'ultimo elemento chiave è naturalmente la struttura. La ricerca in questo caso ha fatto tesoro delle strutture membranali studiate a fondo dall'ingegere Sergio Musmeci che hanno indicato con chiarezza la possibilità di realizzare concretamente un edificio con queste caratteristiche. Sono strutture continue che, eliminado la triade classica di pilastri travi e solai, si basano sulla continuita e la compartecipazione di tutti i piani geometrici dell'edifcio nello sforzo strutturale.
Da questi quattro punti chiave (naturalmente con i molteplici altri che concorrono ad un progetto di architettura) scaturisce un edificio che si pone come un tappeto verde che scalvalca la via Olimpica ricongiungendo le due parti separate del parco con pezzi di nuova natura. Il progetto ospita al suo interno le funzioni di un museo contemporaneo basato su una pluralità di funzioni concomitanti, offre un credibile programma di gestione, costa molto meno dell'interramento del tratto interessato della via Olimpica, trasforma l'inquinamento in energia depurata e offre un segnale che si collega all'esperienza urbana del barocco romano senza alcun cedimento a memorie storicistiche perchè è proiettato con speranza e decisione al domani.
Alla discussione della tesi il presidente della commisione di laurea e preside della Facoltà ha detto: "Se un progetto come questo fosse costruito avrebbe un significato epocale per la città" (Lucio Valerio Barbera, 21 luglio 2006)
Il progetto vuole quindi riallacciare le due ali del parco non solo ridando continuità al verde, trasportandolo al disopra della strada con una sorta di superficie membranale. Ma anche fornendo nello scavalcamento nuovi servizi alla Villa e alla città con il museo di Borromini, introducendo il genio barocco non solo nelle installazioni interne ma fin dalle prime fasi della progettazione, la forma stessa del nuovo organismo scaturisce infatti da un procedimento diagrammatico generato dal sistema delle costolonature delle volte borrominiane.
Il museo però vuole affrontare la crisi scaturita dalla nuova strada in maniera globale andando anche a intervenire sugli effetti di inquinamento atmosferico che sono la naturale conseguenza del traffico veicolare.
Come una sorta di nuova pianta del parco il progetto è in grado infatti di compiere una vera fotosintesi artificiale mutando le maglie della sua struttura in modo da avere una copertura fotovoltaica in grado di fornire elettricità ai filtri atmosferici posti invece nella pancia del museo, a diretto contatto con la strada, che attraverso la formazione di un campo elettrostatico vanno ad attrarre le polluzioni del traffico stradale depurando così l'aria dell'ambiente naturale che lo circonda.
Alla quota semi interrata vi sono parcheggi e depositi e sul bracci ovest del parco vi sono le residenze. Al primo livello a quota +3.00 il book shop, la fermata del bus, il noleggio bici e il ristorante che affaccia sulla zona est del parco. Aquesto livello il museo ospita un allestimento permamente che utlizza materiali storici e installazioni multimediali. Il percorso espsoitivo prosegue su una rampa che conduce al livello superiore che ospita uffici, una sala conferenza. Gli spazi espositivi a questo livello affrontano l'opera di Borromini e del barocco con installazioni di opere d'arte contemporanea che si confrontano con il genio barocco reinterprentandone i temi di fondo.
Antonino
Saggio
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