di Antonia Marmo
Dal viaggio erratico arcaico ai menhir, dalla citta' "banale" dei Dada a quella "inconscia" dei Surrealisti, dalla "Psicogegrafia" dei Situazionisti alla New Babylon di Constant, dall' "odissea urbana" per la citta' "entropica" di Robert Smithson alla "transurbanza" nella citta' contemporanea del gruppo Stalker, Francesco Careri ci conduce sulle tracce di una citta' "nomade", facendo dell' "errare" sguardo prezioso e strumento di costruzione simbolico-estetica del paesaggio.
Francesco Careri, Walkscapes. El andar como practica este'tica (Walking as an aesthetic practice), Land&Scape Series, Gustavo Gili, Barcelona 2002, pp. 205.
The street I believed was capable ofcausing surprising turning-points in my life, the street, with its restlessness and its glances, was my true element: there, as in no other place, I receveid the winds of eventuality.
Andre' Breton, Les pas perdus.
Il senso vero del libro, constatati
i limiti dei modelli di interpretazione e progetto tradizionali, e' quello
di trarre "camminando" nuove categorie operative per l'architettura: caos,
indeterminazione, "liquidita'", mixite' da maniera di percorrere la realta'
contemporanea si proiettano in modi flessibili e dinamici di organizzare
e pensare lo spazio. L'invito e' alla
transurbanza (neologismo che
racchiude le origini mitiche dell'operazione) e all'andare a Zonzo,
espressioni sintesi di un metodo, quello proposto dal gruppo Stalker, di
cui Careri e' attivo esponente, che assume losguardo dell'"errare" per
affrontare una nuova citta' nomade che e' fatta di "luoghi di transito
e in transito", terrains vagues, fuori da ogni controllo e prevedibilita',
come un "arcipelago frattale" di geometrie mobili pur presenti nelle strutture
urbane che pero', troppo distrattamente, abitiamo.
Nel libro siamo condotti sulle orme di Caino e Abele, simboli del vivere sedentario e della transumanza nomade, poi nelle costellazioni rituali di menhir e nel monolito sacro egiziano Benben - che per primo sorge dal caos - e al geroglifico del Ka, dio dell'eterno errare, e ancora sulle vie invisibili cantate nei Walkabout degli aborigeni; <<...E contininuiamo nel libro il in una Land Wal tra Minimalismo ...>>, e alla fine il mio indirizzo di posta elettronica da "Anantonia.mar@katamail.com" a:
antonia.mar@katamail.com
Allineamento di menhir, Carnac, VII
millennio a.C.
o in un Anti-Walk di Anti
Arte, con Dada e Surrealisti, in incursioni ai luoghi "banali" della citta'
e in deambulazioni casuali e oniriche per svelare l' "inconscio" urbano
in empatia con il proprio; e naturalmente siamo trasportati alla "deriva"da
Lettristi e Situazionisti sull'onda di mappe "psicogeografiche" di traiettorie
libere e personali, fino a quella New Babylon, citta' nomade e ludica estesa
al mondo, teorizzata e progettata da Constant, opposta alla citta' moderna
funzionalista;
Escursione Dada a Saint-Julien-le-Pauvre,
Parigi 1921
Constant,
Rappresentazione simbolica
di New Babylon, collage, 1969
E continuiamo nel libro in una Land
Walk tra Minimalismo e Land Art, alla fine degli anni '60, lungo una
linea
tracciata calpestando l'erba (R. Long), materializzazione dell'attraversata,
o in un viaggio-performance, come l'"odissea urbana" di Robert Smithson
per la periferia di New York nel '67 per un "panorama Zero" di "amnesie
urbane" e "futuri abbandonati", autogeneratisi dall'entropia della citta',
pronti a diventare i "monumenti urbani" della contemporaneita'ÉIl
sentire-sguardo,"a forza di essere vento" (bella immagine di De Andre'
in Khorakhane), e' sempre mobile e aperto alla sorpresa: basta avere
capacita' di "decentrarsi", per avere differenti piani di lettura, effetti
che non e' possibile imbrigliare, cogliere possibilita' inaspettate e alternative
dove l'occhio stanziale vive e subisce limiti e frontiere.
Richard Long, A Line Made by Walking,
1967
Robert Smithson, A tour of the
Monuments of Passaic, New Jersey 1967
L'idea di "mappa", sottesa a tutti
i momenti del testo, lungi dall'essere una rappresentazione oggettiva sintetica
della realta', e' essa stessa "mobile" come il territorio narrato e il
mezzo usato: sistema di connessioni dinamiche della vita quotidiana nel
villaggio paleolitico di Bedolina, poema-canto nei Walkabout, brani
di cartografie e testi in liberta' nelle Me'tagraphiessituazioniste,
"mappa siderale" nel racconto di SmithsonÉsempre proiezione astratta
simbolica e narrazione del proprio cammino.
Asger Jorn, pagina di Fin de Copenhague,
1957
Se si sta nel punto di vista dell'"andare nomade", azzerando la crosta di know how che ci separa da un passato non lontano e da un presente di culture altre che continuano ad avere un sentire non vincolato dalla stanzialita', cosa abbiamo? Un guardare e un camminare off the Road per uno spazio "entropico" con infiniti gradi di liberta', da cui mutuare un atteggiamento epistemologico e di intervento fatto di "legami deboli"e paradigmi non stringenti: l'entropia rimette in circolo il caos, apre all'infinito, all'eventuale, nella misura in cui la quota di energia sospesa viene assunta in una nuova forma, con una potenza massima di strutturazione successiva; Bateson parlerebbe di processi stocastici, il caos come serbatoio inesauribile di infinite combinatorie. Cio' si traduce in un uso "ludico" dello spazio e degli oggetti che lo popolano, spogliati da ogni visione-funzione codificata e totalizzante a priori, investiti di un processo di continua creazione e gemmazione di senso, in grado di assorbire e rilanciare "energia", non per cellule specializzate ma per cellule germinali.
La struttura narrativa, poi, e le possibilita' di lettura del libro aprono ad altri vagabondaggi:accanto al testo principale si incontrano le impronte, quasi un ipertesto-labirinto, di innumerevoli percorsi culturali: dal romanzo alla poesia, dal saggio storico, al dizionario-taccuinoÉda Chatwin a Deleuze, dalla Bibbia a Giedion, da Debord a Breton, da Benjamin a Calvino, da Nomade a Sahel, da Stonehenge a Perdas Litteradas...si può errare tra le riflessioni e le informazioni, i piani e le forme narrative, nei quali il tema dell'"andare" ritorna in vario modo.
E se il movimento informa tutto,
e l'errare muove ogni costruzione di senso di emozione e rappresentazione,
non ci rimane che infilarci nel caos, come bambini, sempre "a piedi nudi"
e "off the road".