Corso di Progettazione Architettonica Assistita - prof. Saggio
Facoltà di Architettura - Sapienza Università di Roma



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Installazione e Manifesto UnLost Territories 2019

Indirizzario

Richieste dell'assignement

 

 

Nome gruppo 1
Francesca Sabellico, Mirko Sciarroni, Benedetta Serchi

CO.lor CO.work CO.play


Le informazioni passive non rimangono impresse… per cercare di cambiare questa realtà abbiamo pensato ad una istallazione attiva: questa nasce e si trasforma solo grazie alle persone. Un enorme foglio bianco diventa la tela di tutti coloro che vogliono prendere parte a questo progetto, dipingendo e divertendosi attivano non solo un processo di trasformazione dell’opera ma accendono l’informazione! Grandi scheletri esagonali costruiscono uno spazio sempre nuovo. Alcuni potrebbero avere un lato chiuso da un pannello informativo, che illustrerà una delle diverse problematiche che abbiamo rilevato all’interno del quartiere, e degli oggetti che cerchino di risolverlo al livello “micro”. Altri verranno lasciati completamente liberi. Tutti però, se spostati, coloreranno la tela su cui si posano. Piccoli esagoni, invece, saranno gli oggetti di scena di questa istallazione: sono in grado di diventare sedute, se uniti possono costituire un tavolino o un palco, possono essere un’istallazione artistica o, addirittura, un landscape. E infine anche loro saranno in grado di colorare la tela che fa da pavimentazione a tutta l’opera, grazie a grandi cuscinetti imbevuti di inchiostro colorato che trasformeranno questi elementi in timbri..

Indirizzo

http://mirkosciarroni.altervista.org/unlostline.html

 

 

 

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Nome Gruppo 2
Marco Falasca, Rocco Nervi, Nicola Nobile

Linescape

FIl percorso che ci ha portato alla concettualizzazione dell’installazione artistica è partito dalla nostra ferma convinzione che non esista uno spazio urbano, seppur sottoutilizzato o in stato di abbandono, che non sia in grado di offrire ancora qualcosa alla comunità. La sfida progettuale che pone in genere uno spazio abbandonato è quella di ridare slancio sociale e vivibilità allo spazio. In questo caso per noi la necessità dell’area di studio era quella di recuperare, oltre alla percezione visiva e funzionale, anche e soprattutto la vivibilità e la scoperta di un ambiente che evochi emozioni, al sicuro dal caos, in grado di generare energia, tramite movimento e linee di forza, ma al tempo stesso tranquillità. Queste componenti trovano forma e senso in uno spazio che sia contemporaneamente di connessione (tra le fermate dell’autobus), di attesa, di gioco e di riscoperta della natura. Le inter-relazioni ancora possibili tra i cittadini e l’area di studio sono rappresentate in maniera fisica da un paesaggio colorato, evocato nella cromia ma al tempo stesso concreto e tangibile nella frequenza delle cime che compongono l’installazione. I tiranti in acciaio che tendono le cime si appoggiano a loro volta alla struttura semi fatiscente della pre-esistenza. Il riutilizzo della pre-esistenza diventa di fondamentale importanza in un’ottica di risparmio economico. La concezione dell’installazione è stata portata avanti avvalendosi degli strumenti di progettazione parametrici (Grasshopper) e di modellazione 3D (Rhinoceros), in maniera tale da gestire concretamente (e non solo per ipotesi visive) le dimensioni e il numero complessivo delle cime colorate nonché dei cavi tiranti in acciaio.

Indirizzo progetto

https://marcofalascaitcaadsaggiocom.wordpress.com/2019/05/24/linescape-uninstallazione-per-unlost-line/

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Nome gruppo 3

Ilaria Antiri, Michela Bardilli, Priscilla Antinori

UnLost Union


Il Complesso Morandi è figlio dell’Urbanistica dei primi anni Settanta, periodo in cui i Piani di Zona disegnarono gran parte della periferia e delle zone d’espansione romane. Gli Architetti A. Gatti e D. De Sanctis risposero al bando indetto dall’IACP (oggi ATER), proponendo un insediamento composto da residenze e servizi principali (nella spina centrale) capace di vivere in modo totalmente autonomo. Ma proprio come Corviale, anche il Complesso Morandi si trasformò ben presto in un ghetto confinato ai margini della città pulsante. Tali abitazioni furono destinate ad una popolazione che proveniva dagli ultimi residui di baracche degli anni ’70, ad esempio zona Quarticciolo. Questo nuovo insediamento non era ben visto nella popolazione locale di Tor Sapienza, proprio per il fatto che era gente “diversa”, proveniente da condizioni sociali molto disagiate. La separazione fisica ha ampliato anche questo distacco sociale fra “i nuovi arrivati” e il resto del quartiere. Questo distacco fisicamente è presente ancora oggi, ma dal punto di vista delle relazioni e senso di comunità inizia a muoversi qualcosa, grazie al Centro Culturale Municipale Giorgio Morandi. Tale centro è fonte di numerose attività formative, ludiche, espositive o relative ad eventi e manifestazioni, a favore di ogni età e etnia. Da queste informazioni siamo giunte alla crisi “isolamento” che ha generato il tema della nostra installazione “collaborazione contro l’isolamento”. Il tema “collaborazione contro l’isolamento” sta ad indicare che, solo grazie alle varie relazioni/collaborazioni che si creano tra i residenti, è possibile uscire dall’isolamento, sia fisico che mentale. Materialmente questo è stato realizzato tramite un’installazione che gioca sul conoscersi sempre maggiormente, usando uno dei cinque sensi umani “la vista”; quindi partendo da una figura piena, che gioca sull’illuminazione, ad un vuoto, il quale permette di entrare in relazione con un’altra persona.i.

Indirizzo

http://antiriilaria.altervista.org/unlostunioninstallazione.html

 

 

 

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Nome gruppo 4

Leonardo Bordoni, Silvia Lo Basso

UnLost Union


Il concept che ha guidato la nostra proposta progettuale è legato alla compresenza di due linee guida: il gioco e la robotica Creare una struttura che sia mutevole, capace di rispondere alle diverse esigenze, suscettibile di upgrade e contemporaneamente che rappresenti un’esperienza di gioco per divertire e sorprendere. Questo è l’obiettivo del nostro lavoro. Il progetto prevede tre aree a cui appartengono livelli diversi di partecipazione e di conseguenza di interattività. La prima area accoglie un’installazione luminosa il cui obiettivo è riuscire a far accendere tutte le lampadine contemporaneamente. La seconda area è un percorso lungo il quale si è contornati da pareti di bolle di sapone che si alzano al passaggio dell’utente. La terza è invece la più interattiva: si tratta di un’area caratterizzata da forme geometriche semplici che si illuminano reagendo ai movimenti dei bambini, in una scala cromatica che va dal blu “bored” al rosso “active” in base all’intensità con cui vengono toccati. Questa impronta in scala puntuale viene conservata anche per quanto riguarda il tema dell’UNlost lines, in cui si avrà un’infrastruttura modificabile, ampliabile e flessibile in modo da adattarsi alle diverse esigenze sempre secondo tre livelli: il primo, esterno, è dedicato alla pista ciclabile e ai percorsi pedonali, il secondo, seminterrato ma sempre destinato ai pedoni è un percorso che può contenere qualunque tipo di attività: culturali, musicali, artistiche e anche di servizio per la gestione dell’infrastruttura sia dal punto di vista informatico che strutturale ma anche energetico. Il livello più in basso, interamente interrato, è destinato al traffico veicolare integrando sistemi informativi per la gestione del traffico e sistemi per la pulizia dell’aria.

Indirizzo

http://silvialobasso.altervista.org/unlost.html

 

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